Per luoghi misteriosi /60

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Rientrati in sede, oggi ci concediamo una visita tutta rilassata in un immenso capannone (anzi tre), una volta sede centrale di una grande rete di distribuzione alimentare; ricorderete tutti i mucchi di confezioni ripetitive di alimenti e bevande conservate discretamente e ammucchiate alla rinfusa in ogni angolo.

Ci torniamo per la terza volta per documentare un nuovo intervento effettuato recentissimamente da un gruppo sceltissimo di writer della capitale, la punta di diamante insomma del pur vasto e agguerrito universo di artisti del muro che sanno stare al passo con i colleghi delle migliori piazze europee.

Iniziamo il nostro viaggio con una writer da noi conosciuta da pochissimo; il suo primo pezzo da noi documentato lo troviamo nell’ultimo articolo sul muro libero di via Renato Cesarini, quello che porta il numero 17, pubblicato 5 agosto scorso. Si tratta di Aytom; ecco il suo nuovo pezzo!

Vediamoci ora il tag della TDS, una crew internazionale con base negli stati uniti, alla quale sono affiliate due elevate firme della Capitale: Nina e Orgh.

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Continuiamo poi la sfilata delle opere nuove trovate all’interno del sito; si tratta di ben altri cinque pezzi, oltre a quelli appena presentati.

Iniziamo con Muge; il suo esercizio calligrafico si sviluppa su vari piani che si sovrappongono ripetutamente l’uno all’altro.

Muges di Muge
nell’ambiente

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Ora passiamo a una accoppiata di prim’ordine!

Shemo
Rogh di Orgh
i due pezzi insieme, nell’ambiente

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E’ ora la volta di uno arcobaleno intrecciato che da vita alla calligrafia “Marcy”; ecco il pezzo.

il pezzo di Marcy
visione d’ambiente

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Chiudiamo la rassegna con un tridimensionale pezzo di Nina; visto di traverso il pezzo sembra uscire dal muro e letteralmente galleggiare nell’aria. Questa sensazione si nota maggiormente nella seconda immagine tra quelle che ora vediamo.

Ninas di Nina

visione d’ambiente

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La nostra visita volge al termine; prima di lasciare il sito ci volgiamo indietro e solo ora ci rendiamo conto della vastità di questi ambienti, veri e propri saloni espositivi; se consideriamo poi che di questi saloni ce ne sono disponibili almeno tre, ci rendiamo conto alla fine di quante opere potrebbero trovarvi posto.

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