Per luoghi misteriosi /63

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Quello che presenteremo questa sera non è un luogo abbandonato, bensì un girone infernale dantesco che prima di diventare tale venne visitato da writer che vi hanno lasciato pezzi di una bellezza stratosferica che stride fortemente con quello che poi vi è stato costruito intorno.

Sicuramente diversi anni fa un gruppo di writer entro un edificio abbandonato del litorale laziale, quasi sicuramente una fabbrica tirata su con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno, forse mai aperta e lasciata a marcire ai bordi di una strada molto trafficata ai margini di una bella cittadina di mare.

Questi giovani artisti la irrorarono di esercizi calligrafici e puppet elegantissimi, che forse oggi non si vedono più. Loro, quando qui da noi il graffitismo muoveva i suoi primi passi, avevano i maestri oltreoceano, li imitavano e specie nella realizzazione dei puppet facevano scintille.

Stiamo parlando, e non riteniamo di essere in errore, agli anni novanta del secolo scorso.

Poi a questa situazione idilliaca dell’arte nei luoghi dove il tempo si è fermato, si è sovrapposto quello che è il fenomeno umano della prima parte del terzo millennio: le migrazioni dei popoli.

Ed ecco che fra i tanti arrivano qui da noi anche i fantasmi, coloro che sono così poveri e sfortunati da non essere nemmeno considerati esseri umani, che non risultano in nessun censimento, quelli che di giorno vengono assoldati per pochi euro a spaccarsi la schiena nei campi a zappare o raccogliere ortaggi o ad accudire a mandrie di bufali o maiali, e di notte scompaiono proprio in questo posto abbandonato dove vivono in condizioni, a dir poco aberranti, fra sporcizia nella quale si inciampa a ogni passo, dove manca acqua e ogni minima condizione di igiene. E il bello che tutti sanno che questo stanno lì, ma si preferisce fare finta di niente!

Ecco allora la situazione ambientale che si è venuta a determinare:

  • un armadio dove riporre i propri abito? No, basta un filo e due chiodi e vi vengono appesi un paio di pantaloni e una maglietta.
  • un letto? no, non ne abbiamo visto uno, basta un materasso mezzi strappato e si dorme!
  • una finestra? no, basta uno telo per coprire un buco che comunica con l’esterno!
  • un tavolo per mangiare? no, solo un divano fatiscente e qualche sedia sgangherata!
  • acqua corrente? no, solo taniche dove magari prima c’era stato qualche solvente!
  • e per cucinare? una bruciacchiata cucina a gas, sperando che funzioni.

Ecco, questa è la situazione che abbiamo trovato nel posto abbandonato che abbiamo visitato qualche giorno fa e che questa sera presentiamo; ora la parola alle immagini. Ovviamente non azzarderemo minimamente a provare ad assegnare la paternità dei pezzi; per noi quelli sono diventati un qualcosa di ancor più importante dell’arte ipercontemporanea di strada; questi graffiti sono gli angeli custodi dei poveracci che sono costretti a vivere in quel luogo in condizioni disumane! A proposito degli autori dei pezzi, ci viene comunicato, da una fonte molto attendibile, che i puppet che presentiamo siano stati realizzati da Boen.

un angolo appartato
particolare

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