I progetti culturali di FotografiaErrante

Quando, diverso tempo fa mettemmo in cantiere il progetto “FotografiaErrante”, ci prefiggemmo un obiettivo tutto personale, conoscere il mondo che gravita intorno al fenomeno della “Street Art”, un movimento culturale dai confini che si sono fatti via via sempre più labili e slabbrati. Inizialmente cominciammo a percorrere, a cavallo della nostra bicicletta,  le vie dei quartieri “freak” fotografando quei murales che ci colpivano di più, pensando che gli “artisti”, nottetempo, armati di bombolette, realizzassero le loro opere di nascosto, incuranti di tutto e di tutti (il mito di Keith Haring/Banksy – gli unici due street artist da noi allora conosciuti).

Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti; ci siamo dovuti aggiornare rispetto a questa visione semplicistica del fenomeno della Street Art. Man mano che passavano i giorni abbiamo conosciuto gli street artist nostrani e ci siamo resi conto che sono degli esseri umani come noi ed abbiamo accertato che, come noi, sono animati dalla voglia di lottare per un mondo migliore. Abbiamo visto poi anche che, intorno a questa arte “ipercontemporanea”, gravita tutto un mondo di addetti ai lavori: curatori, gallerie, comitati; addirittura in questi ultimi tempi anche le istituzioni stanno cercando, in modo goffo e non molto onesto, di “entrare nel giro”, parlando a sproposito di riqualificazione urbana (delle periferie), ma chissà con quale scopo recondito.

Presa coscienza del fenomeno decidemmo quindi, più o meno un anno fa, di aprire questo blog e, contemporaneamente, mettemmo in cantiere il progetto di visitare sistematicamente i Centri di Aggregazione Sociale di Roma, catalogarne i murales di cui sono ricchissimi, parlare con i frequentatori di questi Centri, presenziare, quando possibile, alla realizzazione di nuove opere e capire le motivazioni che spingevano gli street artist ad ambire ad essere presenti in più Centri Sociali possibile. Abbiamo visitato luoghi storici del sapere e del gestire alternativo, dal Forte Prenestino, alla Snia, al Villaggio Globale; siamo stati poi in Realtà dove i giovani si erano sostituiti alle istituzioni per dare servizi sociali di prima necessità nei quartieri di Roma abbandonati a se stessi  e vilmente sgomberate con lo strumento repressivo dell’intervento della forza pubblica; e parliamo del Volturno Occupato, dell’auletta di via Salaria, del Lucernario ed ultimo la palestra SCUP. Un lavoro che sembrava impossibile da portare a termine che invece domani troverà pratica attuazione con la presentazione del nostro libro “La street art romana attraverso i centri di aggregazione sociale” che testimonierà la nostra esperienza.

Il futuro ci vedrà impegnati ad approfondire un altro aspetto della Street Art; stiamo già visitando e raggiungeremo i posti impossibili, lontano dalle strade preferite dal Jet Set mondano, lontano dai vari progetti di riqualificazione, lontano dagli interventi sponsorizzati da questa o quella galleria underground di arte contemporanea, le cui attività noi comunque documenteremo con l’attenzione di sempre. Lì cercheremo di scovare lo Street Artist in stretto connubio con la propria anima, scevro da ogni bozzetto da approvare dal preposto di turno, armato di pennello o bomboletta o poster, intento a realizzare l’opera per la quale ha lavorato per tutta la vita.

Ed ora il murale al giorno numero 191: questa sera vi presentiamo un’opera apparsa sul muro di un fabbricato fatiscente che confina con un immenso campo incolto (probabilmente in attesa di essere stretto fra le fauci fameliche del palazzinaro di turno) ai margini della borgata Torrenova, quadrante est della città, oltre il Grande Raccordo Anulare, via Consolare Casilina. L’artista è Orion, nuova conoscenza di questo progetto. Buona visione!

191a

l’opera

E qui di seguito due visioni d’ambiente:

191c

191b

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