M.U.Ro. Museo Urban di Roma

M.U.Ro. acronimo di Museo Urban di Roma è il primo museo di Urban Art della nostra città; nasce da un’idea-progetto dello street artist David “Diavù” Vecchiato e si pone l’obiettivo di stimolare la cultura visiva e di operare una riqualificazione in aree degradate, nonché di creare un festival annuale. Nella prima fase di vita, M.U.Ro. nasce come museo sui muri del quartiere Quadraro; viene così messa insieme una collezione di opere di Urban Artist di tutto il mondo realizzate per i cittadini di V e VII Municipio del Comune di Roma.

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L’idea alla base di M.U.Ro. è creare un museo a cielo aperto dove l’arte contemporanea abbia la possibilità di interagire quotidianamente con i cittadini, così come avviene ogni giorno delle strade della nostra città grazie alle opere di Street Art. Dapprima sui muri di recinzione spesso degradati fino all’eccesso o su pareti fatiscenti di case che si affacciano sulla pubblica via, e successivamente anche su facciate di officine e altre attività commerciali, sono apparse, nel giro di questi ultimi anni, opere di artisti italiani e stranieri, sempre di elevatissima statura artistica, dagli italiani Nicola Alessandrini, Gio Pistone, Alcie Pasquini, Irene Rinaldi, Alberto Corradi, Massimo Giacon, Ale Giorgini, Mister Thoms, alla francese Zelda Bomba, agli statunitensi Gary Baseman, Beau Stanton e Ron English, al messicano Malo Farfan, al tedesco Jim Avignon. Non poteva mancare, a fare gli onori di casa, il quadrarense David Vecchiato, in arte “Diavù”, che ha realizzato per il suo quartiere, sempre a più mani, delle opere incantevoli, dalle figure sbarazzine del dipinto del Giardino dei Ciliegi, ai sorridenti visi di Via dei Lentuli, ai volti fiabeschi di Piazza dei Tribuni.

_MG_1802A Piazza dei Tribuni Diavù si cimenta con Nicola Alessandrini e Lisa Gelli.

 

_MG_1534In Via dei Lentuli, Diavù si affianca a Zelda Bomba e Malo Farfan.

 

_MG_1761Al Giardino dei Ciliegi Diavù dipinge con Alberto Corradi, Massimo Giacon, Ale Giorgini, Marco About e Irene Rinaldi.

 

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Mr. Thoms è uno street artist italiano, poliedrico nelle sue capacita, visto che è anche illustratore, pittore, scultore, designer, regista, scrittore, scenografo e disegnatore. Il suo stile è cartone animato ma molto preciso; il sistema di colori da lui adottato, ad alto contrasto, sembra urlare per richiamare da lontano l’attenzione del passante.

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Egli sfrutta nella realizzazione di quest’opera, posta sull’attraversamento pedonale che sottopassando la Via Tuscolana collega il Quadraro Nuovo con il Quadraro Vecchio e che idealmente è la porta di ingresso di M.U.ro., la caratteristica tridimensionalità della struttura di supporto per curvare e incastrare la sua fantasia, giocando con anfratti e irregolarità, plasmando le forme come se giocasse con il pongo.

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_MG_1542Opera dell’artista francese Zelda Bomba, presente in Via dei Lentuli e prossima all’affresco di Diavù.

_MG_1548Sempre in Via dei Lentuli, affiancato all’opera di Zelda Bomba, c’è questo surreale affresco di Malo Farfan.

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Jim Avignon, artista di origini tedesche, divide la sua vita tra Williamsburg, Brooklin e Berlino che lascia spesso per andarsene a dipingere murales per il mondo. Artista veramente controcorrente, ha preso spesso iniziative tali da rivoluzionare i canoni dell’arte così come la conosciamo noi, dal valore delle opere alla loro sacralità: una sua mostra di 800 opere fini gratuitamente, una ventina di anni fa, ad altrettanti clienti che ne fecero richiesta, e alcuni anni prima durante un’altra mostra dipinse un’opera al giorno per poi distruggerla la sera stessa. Artista eclettico Avignon non disdegna di scrivere libri o di fare musica, è molto apprezzato anche dall’economia che conta: infatti gli è stato commissionato di dipingere perfino quadranti di orologi Swatch e code di aeroplani. Jim Avignon è un esponente della “Modest Art” basata sul principio che ogni oggetto è apprezzabile perché proveniente dal lavoro umano; tutto ciò che è frutto del lavoro dell’individuo è arte, e quindi gli esseri umani vivono immersi nell’arte e nella cultura da esso derivante.

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L’opera prodotta dall’artista, in Via dei Pisoni sulla parete esterna del primo locale underground del Quadraro, rimanda alla espressione pittorica di cento anni fa: la figura femminile richiama subito alla memoria Amedeo Modigliani e contemporaneamente le tecniche cubiste.

_MG_1557Particolare dell’opera di Jim Avignon.

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_MG_1536Particolare dell’opera di Diavù posta in Via del Lentuli sul muro di contenimento della salita di Via Tuscolana verso il Mandrione.

_MG_1765Particolare dell’opera presente al Giardino dei Ciliegi.

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Altro particolare dell’opera presente al Giardino dei Ciliegi.

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Diavù si cimenta nella tecnica dello stencil policromo (a più strati) ritaendo Gino Scarano, storico barbiere/cantante del Quadraro, che, figlio d’arte, cominciò il mestiere a sette anni fingendo di radere Totò che era cliente del padra. Negli anni dello splendore di Cinecittà è stato il barbiere, ma di più ancora, un amico dei più grandi attori italiani, da Sordi a Manfredi, da Giuliano Gemma a Franco Franchi, e poi Anna Magnani, Monica Vitti, la Carra e Pier Paolo Pasolini. Quando non rade qualcuno, ama passare il tempo suonando e cantando in un angoletto della sua barberia.

_MG_1747Ritratto di un barbiere cantante. 

Questa opera è stata affissa nottetempo affianco alla porta della sua bottega ed è stata da lui molto apprezzata.

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Bottega d’artista. In via dei Quintili, al numero 119 c’è la bottega di una eclettica artista: Roberta Sanges. Potremmo definirla una arredatrice di interni, ma la sua capacità non si ferma qui; ci sa fare anche con gli esterni, dipinge magnificamente, sa trasmettere le sue conoscenze agli altri e conversare con lei, vi assicuro, è un’esperienza coinvolgente.

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Le sue citazioni sono sempre magistrali. Ella sostiene che un’opera d’arte porta dentro di se l’anima dell’artista e che quindi l’osservatore solo di fronte all’opera e mai davanti ad una sua riproduzione, può provare vere emozioni: “Le dimensioni, le sottili vibrazioni cromatiche impediscono la corretta riproduzione di questa opera attraverso lo strumento fotografico, chi fosse realmente interessato a contemplarla dovrebbe trovare il tempo di visitare il mio studio”.

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Beau Stanton è un artista americano di origini californiane. Egli si definisce un pittore muralista ma è capace di creare lavori di dimensioni variabili, da piccole miniature della grandezza di un occhio a immagini di grandi dimensioni che decorano intere facciate di edifici. La sua è una pittura classica intrecciata con modelli di architetture antiche ed ornamenti tipografici; le sue opere vengono aggrappate a superfici di manufatti fatiscenti così che sembrano esse stesse sostenere il tutto e non viceversa.

_MG_9741l’opera di Stanton in via dei Pisoni

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Guardare un’opera di English e andare con la memoria ad Andy Warhol è un tutt’uno, perché anche lui è capace di trasformare personaggi della vita pubblica mondiale in icone pop: famosissima l’immagine dal titolo “Abraham Obama” dove ha fuso le caratteristiche somatiche di Barak Obama e di Abraham Lincoln. English è considerato una delle maggiori figure della Street Art mondiale ed è così famoso che ha partecipato, da cartone, ad un episodio dei “The Simpson” doppiandosi personalmente.

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In questa opera tridimensionale (i due personaggi principali sembra stiano facendosi fotografare di fronte ad un fondale colorato), realizzata in via dei Pisoni nel giro di pochi giorni, vediamo un baby Hulk con il viso più imbronciato del solito, in compagnia dell’immancabile Mikey Mouse con la maschera antigas. Fanno loro da cornice tanti personaggi mutanti. A questa opera è stata dedicata una puntata di Sky Art, andata in onda il 3 dicembre scorso. English è famoso anche per aver elaborato, in maniera dissacrante, più di una versione della Guernica di Picasso.

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Piazza dei Tribuni. Al capolinea del bus, sul muro di contenimento del famoso “monte del grano” (nome popolare del mausoleo di Alessandro Severo), Nicola Alessandrini, coadiuvato da Diavù e Lisa Gelli, ha realizzato questa lunga opera.

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Un serpente gigantesco che vive in simbiosi con esseri fiabeschi dalle varie sembianze umane che lo coccolano e gli procurano il cibo (il topo sacrificale).

_MG_1774Particolare dell’opera

Ricorre quindi quel mondo immaginario di Nic dove vivono creature che popolano i nostri sogni.

_MG_1778Particolare dell’opera

_MG_1785Particolare dell’opera

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Via Anton Ludovico Antinori. Lungo murale realizzato da Alice Pasquini.

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Come di consueto l’opera di Alice alterna solari volti giovanili ad un paesaggio appena abbozzato fatto di casette, pali e fili della corrente.

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 Il tutto condito con colori tenui ma contrapposti che danno all’opera uno stupefacente contrasto.

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_MG_2544Particolare dell’opera

 

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Via dei Corneli. Superba opera di Alessandro Sardella definita dall’artista stesso una composizione astratta simbolico segnica. Si tratta di 40 metri quadri di dipinto sulla facciata esterna della Carrozzeria Longarini.

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Alessandro Sardella, figlio d’arte – suo padre è stato disegnatore pubblicitario – si dedica, potremmo dire, fin dalla nascita, all’arte visiva; dopo aver praticato gli studi artistici a Roma a Roma all’ombra di Turcato, Monachesi, Cannilla, Lapadula (e proprio gli elementi neoplastici di questi ultimi due saranno fondamentali per la sua evoluzione artistico culturale), se ne va in giro per il mondo, dalla Francia all’Australia a fare esperienza delle varie tecniche pittoriche e dei vari aspetti delle delle espressioni grafiche locali.

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Questo bagaglio di esperienza gli permette di elaborare, alla fine degli anni ottanta, un vero e proprio stile cui attribuirà il nome di “Simbolismo segnico”.

_MG_1561Particolare dell’opera

La sua arte utilizza nella composizione dell’opera simboli geometrici con struttura grafica razionale, predisposti su ampi spazi di colore monocromo prodotto sulla superficie mediante la tecnica pittorica della stesura piatta (il tutto è rappresentato spettacolarmente in questa opera realizzata per il museo a cielo aperto del Quadraro.

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Via Pietro Silva. Ampio e solare murale realizzato nello spazio pubblico in via Pietro Silva, all’estrema propaggine est del Quadraro, dove l’acquedotto Alessandrino lo separa da Torpignattara.

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Questa opera sembra proprio voler idealmente unire i due quartieri così come li unisce la loro matrice popolare.

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_MG_1740Particolare del murale dipinto in via Egerio Levio sul muro della scuola “D.Chiesa”

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Graziosa “Betty Boop” dipinta in via Treviri

 

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Via Selinunte: al numero 57 ci sono due opere di Yuri (HOPNN in cirillico) che campeggiano sulla parete esterna del CSOA “Spartaco”, quelli del “Quadraro, il quartiere che non abbozza”.

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Molteplici le attività organizzate dai ragazzi di Spartaco, dalla trattoria popolare che funziona tutte le sere, con wi-fi gratuito, al gruppo di acquisto solidale, dai vari laboratori di produzione culturale (Russe Walkin’ orchestra – laboratorio di percussioni brasiliane – milonga popolare – tango argentino) allo sport in movimento (palestra popolare – Rugby – boxe – yoga), dalla ciclofficina alla informazione ed educazione ambientale.

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Largo Spartaco. Opere realizzate dagli street artist Diamond e Solo a Largo Spartaco, estrema propaggine del Quadraro, cosiddetto “Nuovo”, dove questo si fonde con il quartiere di Cinecittà.

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Queste opere, di recente produzione, sono state realizzate dai due artisti e quest’ultima da Sado, per festeggiare il compleanno del CSOA Spartaco.

 

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Ci apprestiamo ad impegnare al contrario l’attraversamento pedonale che, sottopassando la via Tuscolana, collega il Quadraro Vecchio col Quadraro Nuovo; da questa parte ad affrescare il portale, con i suoi personalissimi colori forti contrastati da colori chiari, ci ha pensato Gio Pistone.

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Gli esseri immaginari cari a Gio presenziano prepotentemente lo scuro attraversamento, quasi a voler rassicurare il viandante che si appresta ad imboccarlo.

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particolare dell’opera di Gio Pistone

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Una menzione particolare va rivolta al murale di Gary Baseman, posto in largo dei Quintili. In quest’opera l’artista, i cui genitori ebrei polacchi hanno vissuti in prima persona le persecuzioni naziste e dovettero, per salvarsi la vita, emigrare negli Stati Uniti, rappresenta simbolicamente un cervo-albero (suo padre Ben) che combatte contro le forze del male; intorno a lui che difende strenuamente ci sono la verità, la libertà e la fede (che ha la testa mozzata). Tale opera commemora la deportazione dei Quadrarensi:  i nazi-fascisti  il 17 aprile del 1944, per colpire quel quartiere di Roma base di partigiani (lo chiamavano timorosamente “Nido di vespe”) , fecero una retata arrestando, casa per casa, 947 cittadini uomini dai 15 ai 50 anni. Furono tutti deportati nei campi di lavoro in Polonia e molti di loro non tornarono più.

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Grande fine settimana al Quadraro. Venerdì 17 e sabato 18,  hanno realizzato una stupenda opera di street art due affermati pittori, aderenti alla corrente surrealista pop, che si sono per la prima volte cimentati nella realizzazione di un “murales”. Lei, Dilka Bear di origini Kazake, lui Paolo Pietrangeli, Umbro trapiantato a Roma. Da rimarcare che i due pittori non avevano mai prima d’ora realizzato dei murales ma, si fa per dire, si erano solo cimentati nella tradizionale forma pittorica su supporto di piccole dimensioni (tela, legno e giù di lì).  E guardate cosa hanno prodotto, dagli abbozzi del primo giorno:

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Le loro mani sapienti con cura e professionalità:

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hanno realizzato questi splendidi particolari:

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Un po’ di relax:

 

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I due artisti stanno fumando una sigaretta comodamente posati su due sdraio messe a disposizione da una quadrarense, chiedo loro di spiegarmi il contenuto dell’opera che stanno realizzando.

Quest’opera nasce dall’unione dei nostri stili, facciamo pop surrealism tutti e due.  Gli esseri che creo io metallici ed i suoi dei bambini malinconici; abbiamo dato questo significato… all’inizio (ndr a destra) questi pezzetti metallici, meccanici che entrano nella bambina e lei con i carillon crea nella sua mente tutte le creature fantastiche che poi ci sono nell’altro lato, la balena volante con i robot, gli uccellini meccanici volanti, il pesce volante. Abbiamo scelto appositamente che la parte destra con i meccanismi fosse solamente bianco e nero, e tutta l’altra parte colorata.

Volete dire qualcos’altro che può essere utile per capire la vostra arte e la vostra conversione alla Street art e cosa ve ne pare?

Si è la prima volta, un esperimento; bello, molto bello, a noi piace molto.

Il contatto con chi vi girava intorno, questo è quello importante…

E’ fantastico, è stato fantastico, perché qua sono stati tutti gentili, ci hanno portato le cose da mangiare, i dolci, le cose da bere, sono venuti a parlare, sono stati tutti carini con noi

Progetti di street Art, per l’immediato futuro, ne avete?

No, per il momento no

Di dove siete?

Io Dilkabear sono nata in Kazakistan, ma sono di origini russe, ho girato moltissimo l’Europa e da sette anni risiedo a Trieste e con regolare frequenza, ogni tre/quattro mese, faccio una capatina a Roma. Io Paolo sono Umbro ma vivo a Roma

Uno a Roma e una a Trieste, però avete questo feeling artistico così forte……

Noi siamo amici da tre anni, ci siamo conosciuti in una mostra che hanno fatto sempre qui a Roma che si chiama “Italian pop surrealism” che era una collezione di pittori pop-surrealisti, l’arte che facciamo noi, e da là siamo diventati amici e portiamo avanti la nostra amicizia e questa è la prima volta che collaboriamo nella realizzazione di un’opera, lo volevamo fare da molto tempo e grazie a David (ndr David Diavù Vecchiato, street artist e al contempo mente costruttiva del progetto MU.Ro.) che ce ne ha dato la possibilità.

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Poi gli ultimi ritocchi:

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Ed ecco l’opera finale:

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Ops…………….. mancava qualcosa: il topolino

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E’ ora di aggiungere una nuova tappa al nostro viaggio attraverso questo quartiere oggi circoscritto dalle vie Tuscolana, di Centocelle, di Porta Furba e l’acquedotto Alessandrino ma che agli inizi del secolo scorso identificava tutta la zona sud-est di Roma che si estendeva da Porta Furba fino alle pendici dei Castelli Romani. Oggi questo Quartiere vive un momento di rivalutazione per quanto riguarda la propria tradizione storica e culturale; durante il fascismo era chiamato il “nido di vespe”, ieri era guardato con timore reverenziale dai fascisti che avevano paura di attraversarlo, molti Patrioti e molti Ebrei vi trovavano rifugio sicuro; oggi i cittadini non amano starsene con le mani in mano ma intervengo in prima persona, e quotidianamente, per farlo diventare, paese nella città, sempre più bello ed accogliente, dalla cura di aiole e giardini all’organizzazione di eventi culturali in spazi pubblici sempre più fruibili dalla popolazione. Ed ecco quindi la street art invadere sempre di più i muri del quartiere mettendo un freno sicuro al degrado urbano di una città purtroppo lasciata negli anni passati in mano ad un pugno di speculatori senza scrupoli. Nel corso della seconda metà del passato mese di Maggio è apparsa una graziosa artista, Camilla Falsini, che in largo dei Quintili ha focalizzato l’attenzione dei residenti trasformando, con meticolosa cura, una inqualificabile ex cabina elettrica dell’ACEA facendola diventare il supporto di un’opera pittorica a largo respiro che cerchiamo in questo articolo di realizzare insieme all’artista stessa.

Ho fatto visita al sito un paio di giorni dopo che mi era giunta la notizia della presenza di una street artist che stava dipingendo qualcosa al Quadraro ed ecco cosa ho trovato:

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Quella obbrobriosa cabina ACEA che non puoi non vedere come svolti da via dei Lentuli (ndr – ex via Tuscolana che prima della realizzazione della ferrovia saliva diritta per sposare la soprastante “Porta Furba” ) per imboccare via dei Quintili, presentare su una sua parete un Re uscito dai nostri mondi onirici. Un Re che fuma…..

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Su una parete laterale, intenta a prendere misure, incollare carta adesiva e accostare sapientemente colori sgargianti, primari, complementari, una ragazza che scopro essere Camilla Falsini, una affermata artista romana pittrice ed illustratrice avendo realizzato libri per bambini e collaborato con riviste di pubblicità. Ama dipingere su legno, sue opere sono state esposte in gallerie e musei  (Madre di Napoli, Macro, Pelanda, Auditorium di Roma. Sua piccola passione è realizzare sculture dipinte partendo da vecchi legni che capitati in mani non appropriate sarebbero sicuramente finiti in un caminetto.

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Ma si trova anche a suo agio quando si mette di fronte ad un muro e realizza, supportata dal calore umano trasmessole dai viandanti che hanno il piacere di incrociarla mentre dipinge, opere piene di colore dove sono presenti esseri enigmatici (buoni e rassicuranti) che sembrano uscire dai nostri sogni. Ed eccola intenta a realizzare sulla seconda parete un cavallo (avete capito tutti che abbiamo a che fare con degli scacchi, anzi con una partita di scacchi).

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I giorni trascorrono ed il cavallo è ormai realizzato ed incalza da vicino il Re:

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Come un pianista posa delicatamente ma con sicurezza le dita sui tasti d’avorio, così Camilla impugna i pennelli e realizza sulla parete opposta un altro pezzo che viene a dare manforte al Cavallo:

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La terza figura prende forma:

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ED ecco il Re circondato: di la il cavallo, da questa parte è fortemente pressato dalla Torre, riuscirà a sottrarsi allo scacco?

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Sveliamo ora un piccolo segreto; ecco i colori utilizzati da Camilla Falsini:

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Ed al termine della fatica l’artista appone la sua firma:

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Titolo dell’opera: Scacco al Re. – Ma siamo sicuri che finirà così? Penso proprio di no! E fra qualche tempo probabilmente avremo un seguito, magari su un altro appropriato muro del quartiere. Il Quadraro non finirà mai di sorprenderci!

In questi giorni l’artista Irlandese di nascita, ed inglese di adozione, Fin DAC ha realizzato un’opera nel quartiere Quadraro di Roma, nell’ambito del progetto M.U.Ro. (Museo Urban di Roma).

Lo abbiamo colto, in via degli Ortensi, mentre stava dando gli ultimi ritocchi  allo sfondo del suo murale, prima che si concentrasse sul volto della modella che aveva fino ad allora solo abbozzato; oggi 11, in verità, ci sono tornato per immortalare l’opera finita ma già ci avevano piazzato davanti una schifosa automobile. Pazienza faremo una spedizione a breve e ve la presenterò in tutto il suo splendore!

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l’opera

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due particolari in progress

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Oggi 14 settembre siamo tornati al Quadraro, storico quartiere di Roma nella media periferia sud/est di Roma, complice una domenica assolata ed una bicicletta che non vedeva l’ora di riprendere a scorrazzare. La macchina parcheggiata non c’era e così sono riuscito a fotografare l’opera di Fin DAC (vedi “Un murale al giorno” n. 44) completata in tutto il suo magnifico splendore.

Ai capelli raccolti della ragazza si sono aggiunte delle ciocche che sembrano voler accarezzare il suo corpo, le labbra sono diventate carnose e sensuali, le ciglia sembrano diventate ali di una farfalla ed  i suoi occhi sono al massimo della loro espressività. Il chiaroscuro del volto ha trasformato quella che sembrava inizialmente una fanciulla orientale in una ragazza dai caratteri europei. Un ninnolo tra i capelli le dà quel pizzico di frivolezza che assolutamente non stona. Buona visione!

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l’opera completata

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due particolari

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“Un murale al giorno” arriva a quota 100, pardon 94 (oggi abbiamo raggiunto l’obiettivo delle 10.000 visualizzazioni di questo Blog, previsto una settimana fa in coincidenza con l’uscita numero 100), ed in barba al nostro amico che quando accennammo a questo progetto, affermò categorico che nel giro di poco tempo non avremmo avuto più argomenti (murales) da trattare, possiamo dire con sicurezza che ancora ne ha tanta di strada da fare.

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Per festeggiare questo evento, oggi siamo in vena di fare un po’ di polemica; ci rivolgiamo a quel genio purificatore (è ammesso anche il plurale) che, in nome di una presunta purezza anarcoide, nottetempo percorre le vie del Quadraro, storico quartiere di Roma che durante il fascismo faceva paura agli stessi fascisti, e se la prende con i murales ivi realizzati nell’ambito del progetto M.U.Ro (si scrive così!), imbrattandoli con frasi tipo “Brigate zozze”, “noi nativi voi residenti”, o come l’ultima apparsa sull’opera realizzata di recente dallo Street Artist Fin DAC in via del Ortensi che recita così: “W il Quadraro vecchio ecc, ecc”; e poi quel punto di domanda sul volto della ragazza ritratta è  emblematico. Bene, vorrei dire a questo “coglione ignorante” (vale anche il plurale) che si accanisce tanto contro i murales (e questo probabilmente perché lui non è in grado di fare nulla che lontanamente somigli alla cultura) che sarebbe stato molto meglio se avesse sprecato le sue energie per imbrattare quell’automobile messa lì davanti al murale e che impedisce al viandante di godere di una delle bellezze del quartiere.

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Dopo un lungo periodo (murale al giorno numeri 44, 47 e 94 dove abbiamo presentato l’opera, nel bene e nel male, di Fin Dac) torniamo ad interessarci del Quadraro e del progetto Mu.R.O. Premesso che ancora dobbiamo presentarvi l’opera di Veks Van Hillik, oggi ci soffermiamo sul murale realizzato dallo street artist romano Daniele Tozzi (vedi murale al giorno numero 65).

Giovanissimo, quando ha appena 14 anni Daniele entra a contatto con la cultura hiphop e in special modo con il writing, passione che gli cambierà la vita. Seguendo la sua aspirazione studia grafica presso lo IED di Roma diplomandosi in Digital Design, subito dopo comincia a lavorare per agenzie di comunicazione. Appassionato di “Lettering”, attraverso le sue competenze di grafica sviluppa un personalissimo stile pittorico prediligendo l’uso di china e inchiostri coloratissimi. I caratteri tipografici prendono forma da citazioni di testi, background culturale dell’artista, e diventando complessi calligrammi; la sua è una scrittura completamente manuale che non si avvale di alcuno strumento digitale di sorta.

Il murale che vi presentiamo questa sera è la riproposta di un particolare tratto da una sua tela esposta di recente in una sua personale presso la galleria underground “Varsi” di Roma. La citazione è tratta dai versi di una canzone di Kaos One, da “il codice” e recita: “Il concetto resta estraneo per te se non hai il codice”.

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Abbiamo incontrato, percorrendo in bicicletta via dei Quintili verso la metà dell’ottobre scorso, uno scampolo di murale, subito da noi attribuito giustamente al suo vero autore,  al quale non riuscivamo invece a dare una forma definitiva:

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dopo alcuni giorni, raggiunti il luogo di proposito abbiamo trovato materializzato l’oggetto incastonato nelle lettere che componevano la frase sopraccitata:

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Sarebbe stato già di per se sufficiente, secondo noi, se l’opera fosse rimasta così: la forma c’era, la frase sensata c’era! Invece con nostro grande stupore e, devo dire, anche con nostro grande apprezzamento, tornando in via dei Quintili la prima metà del mese di novembre, abbiamo trovato questa meravigliosa esplosione di colori:

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l’opera finita

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il coloratissimo particolare

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Oggi vi presentiamo uno splendido murale realizzato dallo street artist David “Diavù” Vecchiato a Largo Spartaco, al Quadraro Nuovo. L’immagine è  famosissima, noi tutti la conosciamo, ma l’interpretazione di Diavù è di particolare effetto e da al volto del “Che” una straordinaria tridimensionalità.

Non potevamo quindi aspettare, ed allora cogliamo l’occasione per fare a tutti i frequentatori di questo progetto tanti auguri laici!

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Il “Che” visto da Diavù

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particolare dell’opera

E con il murale successivo intendiamo fare una montagna di auguri a tutte le nonne del mondo

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opera dello street artist “Sado”

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L’ultima volta che abbiamo visitato il Quadraro è stato il 24 dicembre dello scorso 2014, quando abbiamo presentato l’opera realizzata da Diavù a Largo Spartaco: una originale rivisitazione dell’immagine più famosa di Che Guevara.  Oggi torniamo in via dei Lentuli, in quella strada che nei tempi lontani, ma non molto (forse un secolo), era la via Tuscolana che saliva dritta come una freccia ad inanellare la sovrastante Porta Furba; quella strada dove il 17 aprile 1944 i nazifascisti ammassarono 947 persone arrestate nel corso del rastrellamento del quartiere e le inquadrarono per deportarle nei campi di concentramento in Germania; la metà di quegli sventurati non torno mai a casa.

Il muro di contenimento della nuova via Tuscolana che sale per scavalcare la ferrovia da qualche giorno ospita una nuova opera di street art realizzata nell’ambito del famoso progetto M.U.Ro di cui lo stesso Diavù ne è curatore. L’artista è Omino 71, che si ispira ai cartoni animati ed è uno dei più originali della scena dell’arte contemporanea Romana. Le sue opere sono inconfondibili; dalla fine degli anni novanta diffonde la sua idea di arte  tra supereroi, santi, giocattoli e bambini in una miscela dalle tinte decisamente sature.

Nel lungo murale realizzato in via dei lentuli presenta quattro gruppo di 5 personaggi dei fumetti/cartoni animati che, tenendo ciascuno in mano una lettera, trasmetto un chiaro messaggio di fratellanza “molti amici molto amore“.

Ecco a voi la sequenza:

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 E questo l’ambiente di via dei Lentuli:

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Oggi parliamo dello street artist Maupal, al secolo Mauro Pallotta, oggetto, nella primavera scorsa delle attenzioni del cosiddetto “Decoro Urbano” di Roma che si prodigò per rimuovere un suo poster affisso in via Plauto, rione Prati, che presentava un insolito Papa Francesco nelle vesti del “Superpope”. MA non tutti i mali vengono per nuocere; quella azione sconsiderata di ottusismo culturale portò all’attenzione di tutti le capacità di questo street artist che da allora gode di fama internazionale. Orbene, Maupal in questi giorni ha realizzato, nell’ambito del progetto Mu.R.O. un murale dagli argomenti molto attuali. Il suo lavoro mostra una lupa (quella mitica legata alle fantastiche origini di questa nostra città) che si morde la coda ed i due fratelli fondatori, Romolo e Remo, che abbandonano la città. I due ragazzi sembrano aver preso coscienza di vivere in una demenza collettiva e che i Romani siano ormai un popolo che non è più consapevole di quello che è la bellezza che gli appartiene e che non ha più coscienza di essere a Roma che è il centro del mondo. Sconsolati pertanto salpano per altri lidi.

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l’opera

alcuni scatti della fase realizzativa con l’artista al lavoro:

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E per finire, il murale nell’ambiente:

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5 pensieri su “M.U.Ro. Museo Urban di Roma

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