Il Muro Libero di via Renato Cesarini /31

Ed eccoci, come peraltro preavvisato nell’articolo di ieri, a visitare uno dei più prestigiosi muri liberi romani; siamo al parcheggio di via Renato Cesarini e qui siamo arrivati perché ci era stata segnalata la presenza di un pezzo di Orgh, un artista che noi stimiamo fra i migliori della piazza romana. Ci avevano dato una notizia però incompleta, perché di pezzi, realizzati da questo writer, ne abbiamo trovati ben due. E ora ce li vediamo insieme.

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Dobbiamo riconoscere che abbiamo faticato tantissimo a leggere il contenuto dei due esercizi calligrafici di Orgh; ogni volta che abbiamo cercato di leggere Orgh o Rogh o Orghone ci siamo dovuti ricredere. La soluzione l’avevamo sotto gli occhi, ma negavamo l’evidenza. Poi, riflettendo con calma, finalmente abbiamo accettato e subito verificato che lì, in entrambi i pezzi, ci stata scritto Hogres!

DA Hogres a Hogre il passaggio è stato del tutto ovvio. Ma noi, e qui intendo tutto il mondo della street art, conosciamo Hogre e lo riteniamo, al pari di Orgh, un artista di altissimo livello artistico e culturale. Cosa c’è che lega questi due street artist?

Bene, ci scateniamo e poco dopo risolviamo l’arcano: nei tempi molto lontani, quando noi, impegnati a far camminare i treni, non ci eravamo ancora proposti di narrare di graffitismo, un giovanissimo writer cominciò a scrivere “tag” dandosi il nome d’arte “Hogre” che a volte ampliava, aggiungendo una “s” finale. Tutto questo andò avanti per anni, fino al 1998, quando questo writer decise di cambiare il suo nome d’arte, anagrammando “Hogre” e togliendogli la “e” e divenne l’Orgh che oggi noi tutti conosciamo!

Poi arrivammo noi ai margini del mondo della street art, facemmo la conoscenza di un nuovo Hogre, che stimammo immediatamente, a tal punto che scegliemmo il particolare di un suo pezzo come elemento di riconoscimento del nostro progetto culturale “FotografiaErrante“.

E con questi due pezzi che ora vediamo affiancati, Orgh ha voluto fare un revival della sua storia artistica.

Ora allontaniamoci e vediamoci i pezzi inseriti nell’ambiente.

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Durante la visita a questo muro libero abbiamo avuto anche la fortuna di trovare una buona murata dai colori caldi e sgargianti che occupa una buona metà del muro libero. Eccola!

Dobbiamo ammettere che non siamo riusciti a identificare tutti gli autori dei pezzi, quindi per equità non ne citiamo nessuno; solo quando li avremo individuati tutti, ovviamente con l’aiuto dei visitatori del blog, li elencheremo nelle distinte immagini dei pezzi che ora ci vediamo:

Ed ecco, per chiudere in bellezza l’immagine della murata anch’essa inserita nell’ambiente espositivo.

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