Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /391

Siamo stati a lungo indecisi se titolare questo articolo “Per luoghi misteriosi 6”. Il luogo è sì misterioso, infatti non può essere visitato da chiunque; è sì carico di storia, il nonno di un nostro amico lavorava, almeno sessant’anni fa, su quei macchinari che fra poco vedremo. L’unica differenza è che il luogo, come avrete sicuramente capito trattarsi di una fabbrica, non è abbandonato, ma ancora oggi in funzione! Non è una fabbrica di trasformazione di materie prime ma una fabbrica di lavorazione di prodotti derivati dalla produzione cosiddetta primaria; qui il cartone prodotto nelle cartiere viene trasformato in scatole, di tutti i tipi, adatte a contenere i beni di consumo più disparati, dagli alimenti, ai libro, all’elettronica; scatole eleganti sulle quali, abbiamo scoperto, i marchi e le informazioni vengono impressi con veri e propri timbri, altro che laser!

E dentro questa fabbrica che ha destato la nostra curiosità perché mostrava all’esterno un ottimo pezzo di inconfondibile produzione di Luis Gomez de Teran, abbiamo trovato altri pezzi voluti e dai proprietari e dalle maestranza peraltro coinvolte nel processo realizzativo delle opere. Particolare non indifferente, questa volta non siamo entrati di sottecchi, bensì abbiamo chiesto permesso e ci è stato accordato. Iniziamo quindi la nostra visita dal pezzo che ha destato inizialmente la nostra curiosità:

 

il pezzo di Gomez

Entriamo quindi nello stabilimento, scortati dal nostro gentile accompagnatore nell’ora di intervallo in cui le maestranze interrompono il loro lavoro per consumare un frugale pasto per poi riprendere l’attività pomeridiana. Ci muoviamo cautamente fra mezzi di produzione e immense pile di cartone da lavorare; ecco il primo pezzo che ha la particolarità di essere stato prodotto, …. ah lei si chiama Julieta XLF (è una nostra vecchia conoscenza, vedasi “Per muri liberi /1” del 6 luglio 2016; inoltre un suo pezzo, realizzato a quattro mani con Teddy Killer, ha trovato posto nel nostro libro sulla “Street art romana attraverso i Centri di Aggregazione Sociale” disponibile nelle librerie più importati d’Italia); dicevamo, ha la particolarità di essere stato prodotto utilizzando lo stesso elemento lavorato nella fabbrica: il cartone. In particolare è stato usato per realizzare l’elemento floreale e le grandi foglie che avvolgono le due fanciulle.

il pezzo di Julieta XLF

Dalla parte opposta dell’immenso salone nel quale si svolge l’attività primaria dell’azienda c’è un altro pezzo di:

Matteo Brogi (con la collaborazione di Andrea Ciocchetti)

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Ora una nostra vecchia conoscenza, lo abbiamo accompagnato per tanto tempo mentre realizzava in simbiosi con Other i pezzi nella splendida chiesetta abbandonata della “Falcognana” (articoli relativi alla “Chiesetta dimenticata” del 28 febbraio e 1 marzo scorsi);

il pezzo di Saviols

Che ora studiamo attraverso i suoi tre componenti:

      

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Prima di dare un o sguardo in giro, vedrete, sembrerà di essere entrati nella pancia di un sottomarino, quelli che vedevamo quando eravamo ragazzi, nei films sulla seconda guerra mondiale, gustiamoci l’ultimo pezzo realizzato all’interno di questa fabbrica; l’autore, che poi è quel signore che ci ha accompagnato durante la visita, è The Flying Fatman. Ecco il suo pezzo:

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Ed ora, come preannunciato, guardiamoci un po’ intorno e osserviamo quei macchinari che lavorano indefessamente da tanti, tanti anni e che a detta del nostro interlocutore, sono affidabilissimi, non ti lasciano mai a piedi!

      

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