Il murale al giorno di questa sera lo abbiamo incrociato fortuitamente percorrendo la Tangenziale Est dove passano giornalmente migliaia e migliaia di automobili proprio dove c’è un piccolo triangolo delle Bermude. Siamo dietro il cimitero monumentale del Verano dove si incontrano i flussi che si spostano da est a nord della città, quelli che arrivano o partono in direzione Abruzzo e quelli che confluiscono sulla stazione Tiburtina e la via Tiburtina stessa. Addosso al muro che sorregge una delle rampe dello svincolo fanno bella mostra di sé, due pezzi del collettivo Novecento. Nonostante siano lì da diverso tempo (voci molto informate parlano di circa sei mesi), essi sono incontaminati, e il motivo è semplice: il sito è praticamente irraggiungibile da persone a piedi, anzi è anche pericoloso solo rallentare per poterli osservare attentamente. Solo il sole sta portando avanti la sua aggressione quotidiana e le opere cominciano a sbiadire lentamente.
I due pezzi sono stati realizzati rispettivamente da Leonardo Crudi ed Elia Elia; come al solito presentano uno spaccato del 900, il secolo breve, come ama definirlo Eric Hobsbawn.
a sinistra, il pezzo di Elia Elia, vuole rappresentare la condizione femminile nel ‘900 (donne indecise e irresolute che si innamorano dei protagonisti e lasciano a loro le sorti del proprio destino (ndr))
a destra, il pezzo di Leonardo Crudi, “Scrivere“, vuole essere un riconoscimento all’arte eccelsa di uno dei grandi della cultura del Novecento: Vladimir Majakovskij, il cantore della rivoluzione d’ottobre.
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il sito espositivo, fatto esclusivamente di cemento e asfalto