Con Diavù al DAMS – p.1

Questa sera iniziamo un viaggio nel mondo del cinema, ma in maniera particolarissima. Andiamo al DAMS di RomaTre, l’università diffusa della Capitale; si tratta dell’edificio che ospita il corso di laurea delle arti, della musica e dello spettacolo, dove la settima arte la fa da padrona. Proprio lì, uno degli artisti più impegnati nella diffusione della cultura attraverso il “murale”, che ha la capacità di non scadere mai nel banale, è stato chiamato per portare proprio questa nuova forma di arte, il murales per l’appunto, all’interno dell’Università. Lui è Diavù, vecchia conoscenza del progetto FotografiaErrante, anzi anche uno dei motori che ha stimolato, specie agli inizi, il decollo della nostra rubrica.

Lì al DAMS, sono state messe a sua disposizione le pareti dello splendido edificio che ospita la facoltà, in via Ostiense, quelle che danno su di un cortile interno ricco di verde, dove gli studenti passano volentieri il tempo disponibile per la pausa pranzo e ogni altro momento che sia loro di aggregazione durante le ore di “buco” tra un corso e l’altro.

E Diavù, nel corso ella primavera di quest’anno, da marzo a giugno, vi ha realizzato dieci “pezzi” che concentrano in essi altrettanti film, pionieri, sperimentali, di rottura dei canoni tradizionali della società per l’epoca in cui erano stati girati.

Iniziamo quindi il nostro percorso attraverso la fantasia, la finzione, la realtà,  l’informazione e la diffusione della conoscenza!

Ovviamente, siccome noi siamo abituati a non rispettare canoni, lacci e lacciuoli, presenteremo i pezzi senza rispettare un ordine precostituito, andremo a braccio. E iniziamo con:

Partie de campagne (Una gita in campagna) di Jean Renoir, girato nel 1936.  Il cuore del film è fatto di Henriette, sposa promessa di Anatole, garzone del padre di lei, e di Henri un giovane canottiere incontrato casualmente durante una gita “fuori porta” della famiglia di lei, che fanno un giro in barca sul fiume approdando su un’isoletta magica dove i due, incantati dal canto di un’usignolo e dalla bellezza della natura si scambiano un abbraccio avvolgente dandosi un bacio. Tutto lì, subito dopo una pioggia battente interrompe bruscamente la scena. Dopo tanto tempo Henry torna all’isoletta incantata e vi trova, sorpreso, Henriette. E qui avviene lo scambio di frasi che da eterna vita a questo film:

io vengo spesso qui, ci sono i miei più bei ricordi” dice lui; Henriette risponde: “c’è anche il mio più bel ricordo“. La scena viene interrotta da Anatole che, nel frattempo divenuto il marito di Henriette, la chiama insistentemente alla realtà.

Ed ecco come Diavù ha concentrato questa pellicola in una immagine, una Henriette, inebriata dal piacere della campagna si dondola gioiosa fra le corde dell’altalena

Henriette

       

vista dalla laterale via Libetta. Notare la presenza, sul muro della recinzione lato strada, di uno storico pezzo di Agostino Iacurci

       

visioni d’ambiente

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Il secondo film e di George Méliès, uno dei pionieri del cinema. La sua pellicola, Voyage dans la Lune, fu girata nel 1902; forse lo possiamo ritenere il primo film di finzione. Méliés era un eclettico, realizzava tutto in teatro, faceva le scenografie, i costumi, era un artista visivo, disegnava tutto, dipingeva le onde, i fondali, addirittura ritoccava la pellicola. Il film narra l’avventuroso viaggio di una navicella a forma di proiettile che viene sparata da un cannone verso la luna, la raggiunge colpendola in un occhio. Il tutto è condito con un gruppo di ballerine che nel frattempo festeggiano l’evento divenuto di risonanza mondiale. L’avventuroso viaggio si conclude con una rovinosa fuga degli astronauti che erano stati catturati dai seleniti e condotti al cospetto del loro re, che fanno cadere la navicella-proiettile verso il basso, dove stava la terra. Tutto il film è improntato su diciassette scene (quadri) tutte ricostruite in teatro con ricche scenografie dipinte. E tutte le riprese furono girate con una macchina da presa fissa. La pellicola inoltre è completamente priva di didascalie che erano una caratteristica del cinema muto e servivano per condurre lo spettatore attraverso la trama del film. Come largamente prevedibile, questo film non poteva che essere presentato dal maestro Diavù con il sesto quadro del film, la faccia della Luna colpita, dritto in un occhio, dal razzo-proiettile

Le voyage dans la Lune

       

punti di vista

       

l’ambiente

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Nel corso del prossimo appuntamento, sempre accompagnati da Diavù, vedremo il cinema che si concentra sull’elemento femminile, quando è introspettivo, quando è onirico, quando è elemento di denuncia!

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