Troppo Sole oggi per poterci permettere un’altra escursione alla ex fabbrica di laterizi; ci torneremo domani.
Intanto mettiamo il piede nell’altra staffa e accontentiamoci (metafora) di ripiegare nella visita di un luogo abbandonato, dagli stolti, da ormai oltre 40 anni. Un visitatore che fosse catapultato in questo posto attraverso un buco spazio-temporale penserebbe di essere capitato nel ventre di una immensa nave o dentro le viscere di una centrale elettrica ormai inesorabilmente distrutte, dove ci sono valvole, pulegge, bracci snodati che una volta erano spinti da un enorme motore a scoppio o dalla forza dell’acqua trattenuta a stento da una diga in cemento armato, e facevano girare vorticosamente delle turbine ormai arrugginite.
Li dentro, meraviglia delle meraviglie abbiamo trovato due pezzi superlativi; il primo è un animale indefinibile con la testa di volpe, il corpo informe e un coda che potrebbe benissimo appartenere ad un serpente o a un drago; il colore è uno solo quel rosso vinaccio stemperato poi dal bianco che da le forme e la tridimensionalità; il suo autore, che scommettiamo tutti hanno già individuato, è Gojo:
Ora allarghiamo leggermente, ma non troppo, il campo e vediamoci come il pezzo è sistemano nell’ambiente
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Ora allarghiamo ancor di più il campo di ripresa e ci appare, lì a sinistra, un altro pezzo, sempre di Gojo; si tratta di un imponente maiale, con tanto di zanne che lo rendono, come si dice qui da noi, “pauroso”!
per lui ci sono voluti due colori, l’azzurro e il giallo; il bianco è servito per i colpi di luce. Eccolo, prima da solo, infine nuovamente in compagnia della volpe visti in questo spettacolare ambiente
Che bellooooo dove si trova