Questa sera terminiamo la nostra lunga passeggiata all’interno della grande fabbrica di Laterizi che è stata attiva per oltre quaranta anni nella seconda metà del secolo scorso. Edificata nel mezzo di una zona esclusivamente agricola di pregio dove si coltivano ortaggi di prima scelta (in questo periodo vi abbiamo visto piante con milioni di carciofi in bella vista), esse rappresenta ora una ferita aperta e sanguinante sulla pelle verde di quello che è l’Agro Romano, inteso in quella che è la sua estensione storica.
C’è poi in agguato, come al solito, la dissennata speculazione edilizia; per la fattispecie, sull’area sembra abbia messo le mani Cerroni, sì quello pluriinquisito che si è arricchito speculando sui rifiuti di Roma lasciando a noi in eredità un inquinamento spaventoso, e dell’aria e delle falde acquifere; sembra voglia realizzarvi un complesso residenziale con annesso centro commerciale.
la maestosità della navata centrale
Avevamo lasciato, per questa ultima puntata, di mostrare i pezzi realizzati nel sito recentemente; come spartiacque abbiamo fissato il giorno del nostro primo ingresso nell’area, avvenuto all’incirca un paio di anni fa, mese più mese meno. I pezzi che mostreremo oggi sono stati realizzati quindo dopo quel fatidico giorno. I colori sono in generale più vivi, segno che i pezzi sono giovani. Eccoli!
questo pezzo, già presentato in un articolo precedente è stato modificato con l’inserimento del nuovo puppet
_____________________________________________________
la navata di destra, già frequentata dai treni
“calligraffito” Sibe
l’arte concettuale di Saviols
Eccoci arrivati alla fine del nostro viaggio; è giunto il momento di tirare fuori dal nostro cilindro l’ultimo pezzo apparso in ordine di tempo: Il suo autore, già passato attraverso le maglie del progetto FotografiaErrante, è Gore:
il pezzo di Gore
nell’ambiente