Venuti a capo della inestricabile problematica riguardante il pezzo di Aloha esposto per festeggiare la splendida canzone “Nuda” di Lilith Primavera, torniamo alle nostre abitudini, quello che ci appagano maggiormente: andare per luoghi misteriosi che al contempo custodiscano pezzi dell’arte ipercontemporanea di strada. E lo faccio questa volta andando alla scoperta di una fabbrica nella quale siamo entrati, proprio per caso, alcuni giorni fa…, ma sarebbe lungo e anche imbarazzante star qui a spiegare come.
Sta di fatto che percorrendo una strada dell’agro romano, ci siamo imbattuti in una serie di fabbriche e fabbrichette abbandonate; e dentro una di queste siamo entrati perchè, diciamo, ci è stato concesso il permesso da chi ci lavorava dentro. E dobbiamo dire che abbiamo fatto proprio bene, perchè non solo siamo entrati in un posto strabiliante, ma pensiamo si tratti di una vera e propria accademia del muro artistico.
Dalle poche cose che abbiamo trovato all’interno, due enormi presse per la deformazione di ferro o lamiere, carcasse di automobili sezionate da un esperto, possiamo supporre che quella fosse una carrozzeria industriale, dove magari venivano realizzati pezzi di carrozzerie di automobili per conto dell’industria del settore.
Oggi, dopo la crisi globale della manifattura, oltre a quelle due presse e alle carcasse delle automobili, il nulla; solo questo immenso salone frastagliato di colonne che sorreggono un tetto ancora in buono stato, infissi rimossi, vetri infranti, arredi in ferro scomparsi, sanitari distrutti e alle pareti, meraviglia, tutta una serie di pezzi della miglior fattura, pezzi usciti dall’anima di chi li ha realizzati e trasportati sul quelle pareti dalle loro sapienti mani. Sembra proprio di essere capitati nell’Accademia della Street Art.
Tutto ciò premesso iniziamo il nostro viaggio! Entriamo e saliamo subito le scale; saliamo in quella che forse era la cabina di regia, da dove si teneva sotto controllo tutto il processo del lavoro.
Resoci quindi conto della situazione scendiamo ed ecco il primo incontro ravvicinato.
Poi sulla vetrata d’ingresso, dove venivano ricevuti i clienti
Ed ora diritti nel grande salone; iniziamo la visita con razionalità, si serve da sinistra!
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A questo punto, ormai in attività a pieno ritmo, veniamo interrotti da chi precedentemente ci aveva autorizzato ad entrare; noi rispettosi della privacy altrui, ci congediamo rapidamente prendendo appuntamento per una successiva visita da farsi alcuni giorni dopo. Un’occhiata indietro e via!