A zonzo con Dante e Virgilio – 26

Oggi ci avviciniamo , con doppia falcata, alla meta finale, quel buco dove sta conficcato Lucifero. E lo facciamo visitando la IX bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno Dantesco. Qui la fanno da padrona i seminatori di discordie. A questi vergognosi peccatori, il Sommo Poeta dedica ben due canti, il ventottesimo e il ventinovesimo; compito di interpretarli è stato affidato in tutti e due i casi a un collettivo tutto femminile, formato da due giovani artiste emergenti, le Molecole. Loro si cimentano per la seconda volta, e lo fanno mettendo mano a ben due campane per la raccolta differenziata del vetro, in un lavoro strettamente legato alla street art; il primo, un murale del 2020 lungo più di 50 metri, lo potete vedere in via Erminio Spalla.

Siamo arrivati ai margini nord del quartiere Aurelio; lasciamo via di Boccea, ormai esaurita dal punto di vista artistico e rivolgiamo, per qualche giorno, la nostra attenzione alle due circonvallazioni che tagliano la via Aurelia poco prima che si vada a gettare in piazza Irnerio, nostra meta finale.

Andiamo dapprima al civico 115 della circonvallazione Cornelia a vedere la prima campana e approfittiamo per fare la conoscenza di Gaia e Virgina, le componenti del collettivo Molecole, due vere e proprie beniamine dei passanti che non hanno perso occasione per elogiare il loro lavoro.

La pena dantesca per i seminatori di discordie, che in vita causarono divisioni fra i popoli, è macabra all’eccesso e consiste nell’azione di un diavolo armato di spada che trafigge le anime che si trova davanti squartandole dalla testa all’inguine e sbudellandole; queste anime, sostenendo con le mani le proprie budella, si allontanano, le loro ferite si richiudono finche non tornano davanti a lui che le trafigge nuovamente.

IL concetto di divisione tra i popoli, ossia confini e muri, sono ripresi e estrinsecati da Molecole nella prima campana dove un muro separa una moltitudine di persone che stanno al di qua di un alto muro che le separa da una zona dove vivono blindate figure privilegiate.

Nasce lì intorno un vero e proprio salotto culturale; altri artisti e persone qualificate instaurano un dibattito sul valore dell’arte di strada.

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Torniamo a Dante; lui qui incontra Maometto,

Mentre che tutto in lui veder m’attacco, 
guardommi, e con le man s’aperse il petto, 
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco! 
vedi come storpiato è Maometto! 

“che c’azzecca?”, direbbe qualcuno; semplice Dante mette Maometto fra i seminatori d’odio, perché nel Medioevo si riteneva che lui fosse stato assunto, per seminare zizzania fra gli uomini, da un altissimo prelato che voleva vendicarsi per non essere stato eletto al soglio pontificio.

Dopo questa doverosa puntualizzazione, torniamo alla campana; dopo qualche giorno abbiamo trovato l’opera completata. Facciamole prima un giro intorno.

Avviciniamoci di più, scendiamo nei particolari.

sguardi minacciosi

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Spostiamoci di poco, più o meni un centinaio di metri e andiamo in prossimità del civico 85. Qui troviamo la seconda campana di Molecole; è il momento del Canto XXIX. Siamo sempre tra i seminatori di discordie e Dante, come amava fare, ci piazza un personaggio fiorentino, di sua conoscenza, tal Geri del Bello.

ch’io vidi lui a piè del ponticello 
mostrarti, e minacciar forte, col dito, 
e udi’ ’l nominar Geri del Bello.
  

E ora è la volta altre anime, quelle che furono degli Alchimisti chiamati da Dante i falsari dei metalli; siamo passati alla decima bolgia. A parte le inenarrabili pene cui sono costrette queste anime falsamente dannate da una cultura retriva e ignorante che portò al rogo migliaia di studiosi sperimentatori spacciati per eretici. Ecco comparire Griffolino d’Arezzo, bruciato da Albero da Siena solo perchè gli aveva detto, scherzosamente, di saper volare. E proprio il volo liberatorio delle anime messe ingiustamente nell’Inferno è l’argomento della seconda Campana affrescata da Molecole.

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