Subvertising (sovvertire la pubblicità) /18

Lo scorso mese di maggio, una vita fa ormai, ci recammo al Mandrione, amena località della Roma “de na vorta” dove il tempo si è fermato ai tempi dello sventramento della nostra città per fare spazio alla moderna ferrovia; temporalmente siamo a cavallo di un cinquantennio (con guerra mondiale in mezzo) che potremmo far coincidere con l’altra metà del secolo scorso. Qui correva la Casilina Vecchia che ora è costretta a zigzagare il cuore del Pigneto per poter arrivare a Torpignattara; una volta era un fuso!

Ci andammo per registrare un pezzo sovversivo di Hogre, uno di quei pezzi che vuole far aprire gli occhi al consumatore bersagliato da una pubblicità ingannevole talmente raffinata nell’esprimersi, da abbindolare anche le persone più intelligenti.

Presa di mira questa volta è una affermata industria alimentare che vuol far passare le farine usate per fabbricare i suoi dolci come prodotte in un ameno mulino che sta lungo un fiume dalle acque limpide circondato da fiori e campi lussureggianti. Chissà poi se quelle farine contengono Glifosato!?

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In una giornata cupa come fu quella quando facemmo l’escursione un po’ di colore non stona

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Ah, dimenticavamo; abbiamo trovato la sintesi sull’etimologia della parola “subvertising”: Termine derivante dalla crasi dei vocaboli anglosassoni subvert (sovvertire) e advertising (pubblicità), indica la pratica di “vandalizzazione creativa” di manifesti pubblicitari e forma di “culture jamming” (sabotaggio culturale) adoperata da diversi collettivi e movimenti contro il sistema consumistico della società e il monopolio della pubblicità nello spazio visuale urbano. (Fonte: treccani.it)

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