Per luoghi misteriosi /143

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Tempo fa, esplorando la zona prossima a sud di Roma, dove ancora sono ben visibili le vestigia di un agro romano fecondo e rigoglioso fatto di piccole collinette accarezzate da fresche marrane, incappammo in un casale senza significato. Stavamo per saltarlo a piè pari quando qualcosa richiamò la nostra attenzione, la presenza di fronte alla porta di un teschio (di pecora pensiamo).

Decidemmo così di entrare. Ben facemmo perché trovammo due sorprese che erano due conferme del nostro pensiero.

La prima e riguarda il sito in sé stesso: la presenza di una stalla che, probabilmente a distanza di oltre trent’anni, mostrava ancora delle pareti di un colore celeste carico, segno che lì, le bestie che vi passavano la notte e le giornate di brutto tempo, pensavano di stare all’aria aperta, sotto il cielo per l’appunto. Segno di come allora fossero trattati gli animali.

La seconda e riguarda ciò che vi abbiamo trovato: la presenza di un pezzo di tutto rispetto realizzato da un artista di punta dell’arte ipercontemporanea che non smette mai di stupirci con le sue sperimentazioni a suon di bomboletta. Lui si chiama Orgh.

Vediamo quindi entrambe le cose!

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Ci muoviamo lentamente all’interno di questa stalla che ha ormai perso gran parte della copertura che è collassata sul pavimento dove sta anche prendendo il potere la vegetazione.

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