Le Campane di Cinecittà – 3

Il terzo film scelto da Molecole come argomento per affrescare la campana che vedremo stasera è un capolavoro che apre la strada a un altro genere di cinema, anch’esso tutto italiano, la “commedia all’italiana“. Tale genere di film condiziona lo spettatore trasportandolo verso un senso di umorismo consequenziale a una visione razionale dell’argomento trattato. Ovviamente tale genere non è da confondere con il film comico che si limita a far ridere, senza impegnare le meningi dello spettatore.

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Il film girato nel 1961 sotto la regia di Pietro Germi, anch’esso inserito nella prestigiosa lista dei 100 film italiani da salvare è “Divorzio all’italiana“. E guarda caso, come per i due film di cui abbiamo parlato questi giorni, anche Divorzio all’italiana lo possiamo considerare facente parte di una trilogia, tutta diretta da Pietro Germi, insieme a “Sedotta e Abbandonata“, del 1964 e “Signore & signori“.

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Germi, artista assoluto, affronta con dieci anni di anticipo una contraddizione della società italiana, promuovendo il dibattito sociale che porterà poi al cambiamento epocale con l’approvazione, per l’appunto, della legge sul divorzio.

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L’interprete principale del film, secondo il nostro modesto parere, non è una persona, bensì un’istituzione che Germi tratta con feroce ironia, il delitto d’onore, regolato per legge e punito con una pena irrisoria; il delitto d’onore fu duro a morire, sopravvisse alla legge sul divorzio, del 1971 e venne abolito solo agli inizi degli anni ’80.

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Memorabile la scena finale del film (dopo che Fefè aveva raggiunto lo scopo di sposare Angela, uccidendo la moglie e scontando una pena ridicola) dove nella mente dello spettatore si fa largo il dubbio, anzi la certezza del tradimento: Angela, durante il viaggio di nozze, sdraiata su una barca, mentre bacia Fefè, con il piede accarezza quello del timoniere.

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