Siamo stati accolti da due signori, uno che sembra sia il guardiano/custode, l’altro che vive lì per “circostanze”, versiamo un piccolo contributo per caffè e sigarette e possiamo accedere alla struttura decadente…………
Siamo nel parco della Marcigliana e quello che vedete è uno degli edifici più misteriosi, più affascinanti ed allo stesso tempo più lugubri che sopravvivono ai margini di una città che non smette mai di sorprendere il viandante. Realizzato intorno agli anni ’30 sembra come collegio femminile anche se voci discordanti lo classificano anche come “brefotrofio“, vocabolo della lingua romana che sta ad indicare un luogo dove una volta venivano tirati su i bambini nati da unioni “irregolari” e che non venivano riconosciuti dai genitori. In vista degli anni ’70 questo edificio venne trasformato in un istituto geriatrico, una specie di casa di riposo per anziani non autosufficienti, tale rimase per poco meno di dieci anni e poi venne abbandonato. Voci che non trovano alcun fondamento nella storia recente della città di Roma attribuiscono a questo luogo l’attributo di ex manicomio, cosa non vera.
Vero invece che il sito è stato utilizzato spesso per riprese cinematografiche, da “la banda del Gobbo” di Umberto Lenzi del 1977 ad un episodio diretto da Ettore Scola de “I nuovi Mostri”, anch’esso di quell’anno, per arrivare al “Sacro GRA” di Gianfranco Rosi. Anche oggi si respirava aria di cinema: mentre ci avventuravamo nei meandri di quel che resta della struttura siamo incappati in un gruppo di cineasti in erba che stava facendo un sopralluogo per girarvi un film “horror”.
Noi siamo giunti in questo luogo richiamati e dal fascino che emana una struttura di archeologia urbana, dalla presenza di numerosi murales all’interno di essa e dalla fama di cui gode l’edificio che si dice sia scenario di sette e riti satanici, avvalorata quest’ultima voce dalla presenza su “Youtube” di un filmato che vede all’opera dei nostrani “Ghostbusters” che ricercano, muniti di rivelatori di temperatura, presunte strane presenze.
Per quanto riguarda i murales presenti nella struttura, tutti portano i segni del tempo, a dimostrazione che sono diversi anni che gli street artist hanno perso interesse per questo luogo; tutte le opere, parimenti divise fra dipinti e poster, risalgono all’incirca a dieci anni fa; tutte le opere, tranne una. non sono firmate ma noi pensiamo di aver riconosciuto almeno due “mani”. Una curiosità infine, troverete ricorrente, nei dipinti, una dualità sconcertante.
Premesso che nel corso della nostra visita non abbiamo accertato alcuna presenza paranormale a meno che vogliamo definire tali il presunto custode ed il suo amico che ci ha consigliato preventivamente di mettere mano alla borsa per avere libero accesso alla struttura, passiamo ora ad un breve resoconto della nostra visita.
La sala d’attesa
L’accettazione
La sala del mostro a due teste
Un lettering
Dentro le altre stanze
Calze a righe…. un’ossessione
Su per le scale
Sul tetto
Un po’ di ambiente
Lasciando il sito