Sesta puntata del reportage dalla fabbrica abbandonata. Siamo, ci piace ricordarlo, in un sito ai confini della realtà; il visitatore viene colpito in primo luogo dall’aria di solitudine che opprime l’ambiente; senti scorrere il brivido lungo la schiena pensando a chissà quale evento possa aver fatto scomparire repentinamente ogni traccia della presenza dell’essere umano. Ancor più inquietante è il fatto che se non fosse per uno strato di polvere che copre i pavimenti e qualche infiltrazione di acqua piovana su alcune pareti, sembrerebbe che il tempo si sia arrestato il giorno prima della visita; calcinacci e resti di arredi sono compostamente ammassati da una parte, le zone erbose stranamente falciate; come se un guardiano puntiglioso, fosse stato messo lì a prendersene cura.
L’artista di oggi è Carlo Gori, mente eclettica, promotore del progetto Morandi a Colori che ha lo scopo di creare le condizioni finalizzate alla riqualificazione del complesso abitativo Ater di via Giorgio Morandi a Tor Sapienza. Il complesso abitativo grazie alla sua speciale conformazione, che fino ad oggi è stata un ostacolo alla socializzazione dei residenti, potrebbe essere trasformato in una grande galleria artistica a cielo aperto ed in un centro culturale e sociale in tutto se stesso, senza pareti che lo delimitino.
L’opera realizzata da Carlo è una allegoria della vita, ci sono gli attori che oggi la caratterizzano. Sulla piccola parete di sinistra, il personaggio chiave, una figura femminile, che simboleggia l’umanità, che esprime una situazione di riposo, di melanconia che da un senso di quiete, di riflessione di quello che avrebbe potuto fare l’umanità stessa, quello che sarebbe potuta essere l’umanità. Alla destra di questa figura c’è il vulcano che impazzisce. La parete lunga, invece, rappresenta la nostra realtà; ci sono dei soldati che hanno una sorta di elmetto e sono caratterizzati dal fatto di avere tutti la stessa forma e che camminano, un po’ inebetiti, uno dietro l’altro e spingono verso il vulcano tutto ciò che sta davanti a loro. C’è un elefante che cede la sua coda ad un bambino che tira su da una sorta di buco un altro bambino più piccolo. Più avanti una massa di esseri viventi che vanno tutti nella stessa direzione. Il tutto da immaginare come un cataclisma che non è solo naturale.
la preparazione del muro
Carlo doma, con gesti sapienti, il grande muro
ecco nascere personaggi tutti uguali, un po’ inebetiti; compaiono elmetti e fucili
l’altra metà dell’umanità supportata dagli animali corre verso il futuro
l’opera p. I (parete lunga)
l’opera p. II (con visione parete piccola)
la firma
il sito che accoglie l’opera di Carlo Gori