La nostra visita, così come la giornata trascorsa nell’immenso mulino abbandonato, volge al tramonto; scendiamo rapidamente le scale, passiamo dove arrivano i tubi a vite che una volta immettevano la farina direttamente nelle “pance silos” dei TIR
Semplici ma sentiti lettering ci accompagnano fino alla fine. Attraversiamo quello che era un piazzale a servizio del mulino e che ora viene conquistato dalle sterpaglie e torniamo nel grande magazzino dove eravamo entrati al nostro arrivo, ma ci rechiamo in un settore che non avevamo esplorato per la fretta di salire:
Ed ecco che appena entrati, abituata la vista alla penombra, ci appaiono un stuolo di pezzi di calligrafia che riempiono i muri senza soluzione di continuità
E per finire un campo lungo su di un’opera dalle tinte caraibiche:
ci avviciniamo
ancor di più
E’ tempo di uscire dal sito, ma mentre ci allontaniamo, ci voltiamo per ammirare pere l’ultima volta le particolari architetture che fanno di questo mulino, oltre che una bomboniera custode di preziose opere di calligrafia realizzate nell’arco temporale di un decennio, una splendido e particolarissimo reperto di archeologia industriale: