Con Diavù al DAMS – p.3

Ricordate, siamo al DAMS di RomaTre, l’università diffusa della Capitale. Diavù sta rendendo quel grande edificio che ospita la Facoltà degno di essere la casa delle arti, della musica e dello spettacolo e della cultura italiana.

Dopo i tre film tutti al femminile di ieri, questa sera è la volta di tre film incentrati su personaggi maschili. Azzeccata la scelta di Diavù nel selezionare le pellicole da rappresentare; spazia dal film noir in perfetto stile inglese al secondo italianissimo del genere comico ma post neorealista, al terzo del cinema iraniano di avanguardia. Andiamo per ordine.

The Third Man” (Il Terzo Uomo) di Carol Reed (UK, 1949): Capolavoro-esempio del noir, metafora politica sul secondo conflitto mondiale, film-guida del linguaggio cinematografico. Il viaggio di uno scrittore verso la verità. Uno scrittore america va in Polonia dove è stato ucciso un suo carissimo amico alla ricerca di verità; per scoprire poi che invece il suo amico non è affatto morto. Ossessiva e famosissima la colonna sonora del film: “composizione per arpa di Anton Karas”.

       

work in progress

Per noi il cinema è fatto di scene irripetibili, qualche esempio? Beh, la morte del replicante in Blade Runner, Dock che dice a Marty “Dobbiamo tornare indietro nel futuro”, “Poteva andare peggio, potrebbe piovere” in Frankenstein Junior. Anche qui c’è una frase storica, declamata da Orson Welles: “Un tempo in Italia c’erano i Borgia, coi loro delitti, ma c’era anche il Rinascimento, con le sue meravigliose opere. Mentre in settecento anni di pace e democrazia gli svizzeri sono riusciti a inventare l’orologio a cucù”.

 

Orson Welles visto da Diavù

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Ed eccoci a “Lo sceicco bianco” di Federico Fellini (Italia, 1952): Alberto Sordi, attore di fotoromanzi, appare nel pezzo di Diavù nella famosa scena girata nella pineta di Castelfusano, dove, personaggio fintissimo, dondolandosi su una sconfinata altalena, deve abbordare la ragazza, sua fan, in viaggio di nozze a Roma. Questa immagine fa da contraltare alla Sylvie Bataille che abbiamo visto nella puntata numero 1, sull’altalena in “Partie de campagne”, ma che è davvero pura e sincera. L’esaltazione fisica dei luoghi e dei corpi come celebrazione della vita in lei, e l’immaginazione dell’idillio e la sua immediata rottura in lui.

      

anche in questo caso, lavori in corso

il pezzo

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Khane-ye doust kodjast? (Dov’è la casa del mio amico?) di Abbas Kiarostami (Iran, 1987): Un viaggio di formazione, una pellicola che svela un mondo delicato e complesso, ad altezza bambino, e che mostra attraverso l’Eroe Ahmed le difficoltà di raggiungere valori come l’amicizia e di crescere in un mondo indifferente ai valori.

il bozzetto

Il bambino, personaggio principale della pellicola, distrattamente mette nel suo zaino il quaderno del suo compagno di banco; decide di riportarglielo a casa. Inizia il suo viaggio, ma c’è un particolare, non sa dove abita, sa solo il paesino dove risiede e il nome del suo amico. Girando si rende conto che il mondo degli adulti non considera affatto le esigenze dei bambini; solo un vecchio andrà alla fine in suo aiuto.

      

la nascita del pezzo

Sicuramente un film On the Road, di quelli che piacciono tanto a noi, mostra lo spaccato dell’Iran subito dopo l’avvento del fondamentalismo. Sembra che la trama sia tratta da una poesia, ovviamente scritta da Kiarostami!

Ahmed visto da Diavù

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