Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /510

Oggi parliamo di Canz, lo street artist ideatore del progetto di avanguardia culturale che prese il nome di “Arte da rubare“. Scopo di questa idea futurista era ed è quello di far sì che fra passante e pezzo artistico si realizzasse una interazione che non si limitasse alla osservazione dell’opera, ma permettesse di andare oltre; colui che vede il pezzo, ne viene attratto e ha la possibilità, anzi l’autorizzazione di chi lo ha realizzato, di farlo proprio.

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Circa due mesi fa, per la precisione il 15 aprile, Canz ha attirato l’attenzione del viandante, realizzando ed esponendo una installazione in via della Lungaretta, a due passi dal congestionato viale Trastevere.

Questa installazione, un uomo con giubbotto di salvataggio e coperta termica che teneva stretto a se i suoi due piccoli figli, tutti con felpa e cappuccio, inequivocabilmente ci ha portato a contatto con la cruda realtà delle migrazioni dall’Africa all’Europa attraverso il mediterraneo; migrazioni durissime che spesso non tutti riescono a portare a termine e spesso accade che purtroppo qualcuno, meno fortunato, ci lasci pure la vita nel tentativo di inseguire un sogno di una vita migliore. Al tutto si è aggiunto poi un bieco egoismo fomentato dalle vergognose uscite dei nostri governanti.

Questa volta non si è trattato di semplice arte da rubare, questa volta si trattava, da parte dell’osservatore, di prendere e portarsi via ben altro: umanità e solidarietà! Canz ha voluto, servendosi della sua arte, attirare l’attenzione del passante su quanto soffra chi, per cercare semplicemente una vita migliore, chi per abbandonare il proprio paese dove a causa di guerre civili o di religione rischia di essere ucciso, intraprende quel viaggio, irto di insidie, fatto prima di attraversamenti del deserto poi di una traversata del Mediterraneo su barche di fortuna.

Come luogo espositivo, Canz ha scelto il marciapiede che confina con i quattro scalini dell’entrata di sinistra della chiesa di Sant’Agata in Trastevere.

l’installazione di Canz

Ci avviciniamo.

scarpe da ginnastica di quinta mano, due giubbotti di salvataggio, tre volti costituiti da altrettanti specchi, in mano a lui un passaporto; sembra che implori: “lasciateci entrare

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Il primo passaggio è di una madre con il giovane figlio; l’occasione di farsi una foto ricordo è ghiotta;

il bambino sorride mettendosi in posa

Improvvisamente guarda il naufrago, diventa serio!

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Secondo passaggio, una signora di colore, anche lei si specchia

Forse anche lei, anni fa, ha fatto la stesa trafila per giungere qui da noi? Chissà quale ricordo la assale!

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E poi via, altri passaggi, altra gente, di tutti i tipi ed estrazioni, tutti non possono fare a meno di guardare.

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un’altra foto ricordo

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