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Giorni fa un post volante su FB ci informava che nel sito industriale abbandonato da anni e divenuto il “Buen Retiro” di alcuni affermatissimi writer della Capitale, erano apparsi nuovi pezzi, anzi uno solo, ma diviso in tre parti. Complice un giorno di libertà assoluta da impegni di ogni sorta, abbiamo levato le ancore di buon mattino e siamo partiti alla volta della nostra meta.
Tutto faceva presagire di trovare le condizioni ambientali ideali; l’aria era fresca e gradevole, la pioggia della notte aveva reso l’aria tersa e le condizioni di luce, dal punto di vista della fotografia erano ideali.
Ricordiamo che il sito non si presta molto alle visite; difficoltà oggettive selezionano da subito il visitatore che deve avere buone doti di “intrusore” per poter effettuare l’ingresso; una volta dentro poi i trabocchetti sono infiniti, rovi che si aggrovigliano alle caviglie come i tentacoli di un polpo e si rischia di cadere ad ogni passo, buche nascoste da tavole fatiscenti da non poter più sostenere nemmeno una formica; insomma un trabocchetto ad ogni passo. Meglio vedere ciò che colà è custodito standosene comodamente seduti in poltrona e scorrere gli articoli di “FotografiaErrante”.
Appena entrati scorgiamo un pezzo in lontananza.
Il nostro accompagnatore ci dice che è li da molto tempo, noi, sempre con la testa fra le nuvole, ce lo siamo perso per ben due volte; ora rimediamo!
Facciamo i primi passi e ci rendiamo conto che li di acqua, la notte, ne è venuta giù tanta; dopo tre passi piedi zuppi. Ecco un “pezzetto”, fatto forse per scaldare i muscoli, ma dal grande potenziale.
e spunta anche il nostro bravo accompagnatore
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Bene, ora andiamo spediti a cercare il pezzo per il quale siamo venuti; arriviamo al grande serbatoio.
Ci giriamo ed ecco ciò che cercavamo.
Data la posizione questa volta ci avviciniamo sì, ma con lo Zoom!
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Abbiamo un po’ di tempo a disposizione, concordiamo quindi di fare un giro ricognitivo per vedere se fosse stato realizzato qualche altro pezzo dopo la nostra ultima visita. Presto veniamo accontentati; giriamo il piano terra, ne troviamo uno elegantissimo; nessuna traccia che ci possa far risalire all’autore, per ora.
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E poi via, altri due pezzi.
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Ora saliamo al primo piano e andiamo giù verso la parte che era già più ricca di pezzi; anche qui roba nuova.
da vicino.
Bust Rabz
Poi un altro pezzo di Persu, lui ama Leila!
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Poi da un terrazzo li di fianco, ritroviamo il pezzo già visto.
La Franz
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Andiamo oltre; andiamo nell’ultimo salone, quello fatiscente, dove i pezzi che avevamo trovato si stavano fondendo letteralmente con il muro che li sosteneva, dove il verde delle muffe dovute alle copiose infiltrazioni, la faceva da padrona. E qui la sorpresa, una situazione unica, che pensiamo raramente potrà ricapitarci in altri siti che visiteremo in futuro: le copiose piogge del giorno prima e della notte, a causa delle immense fessure sui soffitti hanno fatto sì che l’acqua scendesse dalle pareti e dai soffitti e formasse delle immense pozzanghere sui pavimenti, guarda caso proprio in prossimità dei pezzi.
Ed ecco lo spettacolo che si è presentato ai nostri occhi!
NdR: i pezzi che ora vedremo sono già presenti negli articoli precedenti che trattano il sito; ma allora le condizioni erano, come dire, normali!
con Robof
Eccoci infine nell’ultima sala, la sala dei concerti. E che musica!
punti di vista
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Dopo questa grande abbuffata, torniamo sui nostri passi; rapidamente guadagnamo il punto di uscita; passiamo di fianco alla grande pesa.
E nella stanza accanto ecco che ci appare un altro pezzo.
é proprio tutto, arrivati al punto di scavalco, ci voltiamo, un’ultima occhiata.