Con il murale al giorno recentemente ci siamo interessati a quello che accade dal punto di vista artistico a Garbatella, dove nel giro di pochissimi giorni sono comparsi tre splendidi murales che raccontano la storia e l’aspirazione del quartiere che vide la luce esattamente 100 anni fa; il primo attraverso la rappresentazione onirica di un personaggio quasi da leggenda quale era colei che diede il nome alla zona dove è sorto il,quartiere, la bella ostessa Clementina Eusebi; il secondo ha reso patrimonio di tutti il volto un Uomo che durante l’occupazione nazifascista immolò la propria vita per gli ideali di libertà, Enrico Mancini, uno delle 335 vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Il terzo murale simboleggia la rinascita dell’individuo che ha sofferto per colpa delle avversità.
Oggi torniamo a Garbatella per salire sul tetto di un edificio simbolo del quartiere dove opera un centro di aggregazione sociale punto di riferimento culturale per tutti i cittadini di Garbatella, il CSOA La Strada.
Chi passa per via Passino o sta in piazza Bartolomeo Romano, alzando gli occhi, vede lassù, da lontano, qualche graffito appena riconoscibile; ma se sale trova una vera e propria esposizione e se ha già goduto del progetto FotografiaErrante, qualcosa ha già visto. Qualcosa ancor di più avrà visto se gli è capitato di sfogliare il nostro libro “La Street Art Romana attraverso i Centri di Aggregazione Sociale” ediz. “Il Galeone“.
Arriviamo di fronte all’ingresso principale de “La Strada” e veniamo accolti da diversi graffiti; ecco un’immagine.
Andiamo insieme, sempre stando comodamente seduti in poltrona a casa, salendo quelle ripide scale, a vedere da vicino quei pezzi e scoprirne anche altri. Ma sopra la porta che permette di accedere alla terrazza, ecco un affresco solenne.
ecco le due muse.
Ora possiamo salire ed ecco……
e poi….
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Al centro c’è un piccolo manufatto; lì c’è un piccolissimo, ma carico di pathos, studio d’arte condiviso da due avanguardie artistiche romane. Le sue pareti esterne sono completamente affrescate. La prima che vediamo è una parete collettiva dove abbiamo individuato almeno quattro mani.
Mettiamoci in posizione frontale.
Iniziamo a girare intorno al manufatto.
E per ultimo abbiamo volutamente lasciato un pezzo enorme, che già avevamo presentato con il murale al giorno 448 del 8 febbraio 2018. Ora lo rivediamo con un ospite di eccezione, il suo autore, il maestro Shemo , al secolo Francesco Pogliaghi, colui che, in in piazza Bartolomeo Romano ha realizzato il ritratto di Enrico Mancini, vittima della barbarie nazifascista (vedi murale al giorno 552 del 3 marzo scorso).
Ciò che rappresenta questo splendido murale (trattasi di cinema con la C maiuscola) lo abbiamo già descritto nell’articolo di riferimento murale al giorno 448 sopra citato.