Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /576

Finalmente pare che la street art si sia svegliata dal torpore in cui si era rinchiusa e abbia messo al primo posto la tematica sociale, quella che ha ispirato e stimolato la sua stessa origine. Anche oggi sui muri di Roma sono apparsi pezzi che richiamano l’attenzione, della gente che passa, sulla tematica antirazzista che sta scuotendo le coscienze di mezzo mondo.

Sperando che il sacrificio estremo di George Floyd serva almeno a impedire che fatti di una crudeltà estrema, come quella di uccidere in maniera gratuita un altro essere umano con l’aggravante dell’odio razziale, si ripetano nuovamente, anche oggi diamo il nostro piccolo contributo per far conoscere ai frequentatori del progetto FotografiaErrante, come il mondo dell’arte di strada sia molto attento a tutto ciò che accade nel mondo.

Andiamo in via Prenestina, all’altezza del parco delle Energie; lì, nottetempo, è apparso il lungo poster, semplice nella sua fattura, disarmante nella sua comprensione, detonante nel messaggio che trasmette.

IL suo autore, Sibomana, che abbiamo incontrato nel murale al giorno 144 dell’ormai lontano 3 marzo 2015, fra nostre le ultime parole che il povero George Floyd, prima urlava, poi, morente, sussurrava con un filo di voce ai suoi aguzzini “can’t breathe(non riesco a respirare), trasformandole in “we can’t breathe” (noi non possiamo respirare); un’ ideale universalizzazione del dramma che i diversi sono costretti a sopportare quotidianamente.

il pezzo di Sibomana
nell’ambiente

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La vita ai tempi del coronavirus!

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