Per luoghi misteriosi /124

Nuovo Sito

Oggi andiamo a visitare una nuova (si fa per dire) fabbrica abbandonata. Siamo nella sconfinata periferia della Città Metropolitana di Roma. Qui giacciono, sepolti all’aria aperta, tanti capannoni che una volta pullulavano di frenetiche attività lavorative; oggi sono solo dei fantasmi inaccessibili (ma non a tutti) che custodiscono vestigia di altri tempi, dai macchinari alle suppellettili più strane, ai magazzini ancor pieni di prodotti, fuori dal tempo, ormai inservibili.

Le recinzioni, aggredite dalla mannaia del tempo che tutto consuma, diventano facilmente superabili, spesso cedono il passo alla ruggine e cadono come le foglie degli alberi in autunno; La sorveglianza, troppo costosa, viene meno, e piano piano chi lo desidera, riesce facilmente a entrare, insieme ai piccioni che la fanno da padrone.

Qualche volta, se il sito è fortunato, viene visitato da coloratissimi fantasmi buoni, i writers, che cercano con la loro intraprendenza, di farli, in un certo senso, rivivere. Cosi trovano vita sulle pareti stropicciate, dove si evidenziano naturali pennellate di umidità e di ruggine, pezzi di una classe unica, espressione dell’animo profondo di chi lo realizza.

Qualche volta, quando le stelle che stanno a guardare ci fanno l’occhiolino, entriamo anche noi; allora avviene che la vita espressa su quei muri venga raccolta e distribuita al mondo.

Ecco, proprio questo oggi noi abbiamo fatto; passando in un varco di un cancello arrugginito che aveva perso due sbarre verticali, camminando internamente di soppiatto lungo il muro di recinzione e, udite udite, salendo goffamente una decina di scalini di legno completamente fradici che si decomponevano sotto il nostro peso, lasciando apparire solo l’anima di ferro che li doveva sorreggere, siamo entrati nel sessantanovesimo sito abbandonato da noi visitato da quando, sei anni fa, ci introducemmo, quasi inesperti cercatori di graffiti, in quel birrificio dalle pareti gialle.

Passiamo ora al report della nostra visita; appena aperta, a spallate ovviamente, la porta che abbiamo trovato al termine di quella scala cui accennavamo prima, ecco apparirci il primo pezzo.

Un camaleontico pezzo di Muge che si adatta al supporto su cui poggia

Attraversiamo quel varco che si apre lì a sinistra e costeggiando una parete di un immenso padiglione andiamo verso una parete divisoria di ferro abbondantemente arrugginita; lì c’è un altro pezzo, il suo autore Orgh.

Un Rogh aggredito da un covid dalle sembianza spaziali.

Ora ci posizioniamo al centro del capannone; laggiù un variopinto pezzo.

Nina
il pezzo inserito nell’ambiente

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Ruotiamo di 90 gradi verso sinistra ed ecco apparirci due pezzi, ambedue sono di Orgh.

Rogh con dedica particolare. Bombolette nera e grigio chiaro
un astro-graffito che sublima sulle fiamme rilasciate dal sole
i due pezzi insieme
l’ambiente espositivo

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