E finalmente riuscimmo a riveder le stelle

Questo doveva essere il titolo del nostro primo articolo dopo una lunghissima assenza dal web. Dovevamo iniziare alla grande parlando di Dante, della parte, secondo noi, più spettacolare dell’opera che lo ha reso immortale. Occasione ghiotta la nostra partecipazione, se pur marginale, allo spettacolare progetto cui si è messo mano negli scorsi mesi di Ottobre e Novembre di dare vita a un intrattenimento culturale di strada attraverso la realizzazione di opere di street art su un percorso ragionato che coinvolgeva le campane per la raccolta differenziata del vetro lungo un itinerario che si snodava attraverso ben due quartieri della Roma di Nord-Ovest: Aurelio e Primavalle. La punta di diamante della street art romana, dal figurativo gentile al writing estremo, si è cimentata, interpretando i 34 canti dell’Inferno, prima parte della immensa Divina Commedia, realizzando altrettante opere d’arte ipercontemporanea sulle campane per la raccolta del vetro. Tutti, partendo da piazza Irnerio, percorrendo via di Boccea, via Domenico Tardini, via della Pineta Sacchetti, via del Forte Braschi, via Mattia Battistini e poi di nuovo via di Boccea fino su a piazza Irnerio, possono oggi ripercorrere, guardando le Campane dipinte, tutto il viaggio insieme a Dante e Virgilio per riuscire infine a riveder le stelle.

Poi si è verificato un evento che ci ha ha fatto, in parte, modificare i nostri progetti. E devo chiedervi di avere pazienza per un altro giorno, al massimo due; poi entreremo come un grimaldello nella Divina Commedia, sezione Inferno, e daremo visibilità e la giusta importanza alla quinta edizione di GAU – Gallerie d’arte Urbana.

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E veniamo al dunque. Secondo voi quale è il luogo (o l’elemento singolo) della maggior illegalità per il writing? Beh, ve lo dico io: il treno; e sul progetto “Fotografiaerrante” se ne trova traccia nella rubrica “Oggi è passato un treno“. Ebbene, noi abbiamo scoperto di recente, durante un nostro viaggio nel nord dell’Europa, che invece l’illegalità del binomio Treno-Writing, non sia del tutto scontata, o almeno, si cerca di trovare un momento di saldatura fra le due realtà. C’è insomma un approccio diverso alla problematica, un po’ come quando si parla di Cannabis, ovviamente sempre nei paesi del Nord Europa.

Girando, rigorosamente a piedi, per le grandi strade della sonnecchiante Bruxelles, siamo entrati in una stazione sotterranea, quella di Merode, formata di solo due binari. Lì tutto, come vedrete, è affrescato; numerosi graffiti di raffinata fattura, intervallati da puppets strepitosi, si prendono per mano, senza soluzione di continuità, lungo le pareti che affacciano ai due binari; i sottopassaggi e le scale di raccordo sono anch’essi portatori di pezzi strabilianti. La legge del writing la fa poi da padrona: tutti i pezzi sono rispettati, non uno scarabocchio, non un segno. L’occhio del viandante si emoziona.

Ci siamo capitati per caso, orfani della nostra tradizionale attrezzatura fotografica; abbiamo fatto molta, molta fatica nel raccogliere testimonianza di quello che abbiamo incontrato, ma alla fine, secondo noi, abbiamo tirato fuori un buon lavoro e vogliamo rendere partecipi della nostra emozione tutti coloro che ci seguono in questa meravigliosa avventura.

Ovviamente non faremo nomi, non conoscendo writers belgi e non riuscendo a decifrare i loro esercizi calligrafici, di cui siamo invece in grado di cogliere la strepitosa bellezza; tratteremo il tutto come un lavoro collettivo.

Iniziamo da sinistra del marciapiede 2, poi scendiamo e risaliamo le scale del sottopasso e poi ci vediamo i pezzi del marciapiede 1.

Bon voyage!

astrattismo del primo novecento
l’irrazionale armonia dell’universo
“Merode” la stazione
il Capo Stazione ci accoglie

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Ora accorpiamo in un blocco alcuni pezzi pezzi.

e scendiamo nei particolari.

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Arriva il treno.

Ecco, nel dettaglio, i pezzi che abbiamo appena scorto.

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E poi ancora.

il puppet

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Un altro gruppo

nel dettaglio

Ecco relazionato il secondo marciapiede. Arriva nel frattempo un treno.

Prima di imboccare il sottopassaggio per andare dall’altra parte vediamoci alcuni dei puppets più accattivanti.

Imbocchiamo le scale.

Siamo nell’atrio. Qui ha trovato posto un pezzo particolare; i colori sono quelli che richiamano a un mondo a metà strada fra un grande porto e gli abissi del nord Atlantico. Siamo in uno stretto corridoio. Rubiamo scatti di sguincio, l’atmosfera è surreale.

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Le due pareti del sottopasso che congiunge i due binari incorniciano due pezzi ciascuno della lunghezza di almeno 15 metri. Eccoli di seguito.

Andiamo verso la scala; anche qui un pezzo enorme!

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Ed eccoci arrivati su; ora ci vediamo i pezzi del marciapiede opposto, quello del binario 1.

Il dettaglio.

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Più oltre.

i quattro pezzi visti singolarmente.

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Ora chiudiamo velocemente il marciapiede.

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Un paio di scatti dimenticati.

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Una rapida scorsa ad alcuni puppets.

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Abbiamo visto tutto; è arrivato il momento di andarcene; ma ecco, arriva un treno.

Quando si ferma.

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…………………………….. Il treno se ne va

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