A zonzo con Dante e Virgilio – 1

Ed eccoci finalmente a parlare dell’evento artistico-culturale che ha dato carburante a una sonnacchiosa Roma autunnale. GAU, Gallerie Urbane, parte del più ampio progetto “La Città Ideale“, è tornata nuovamente a interessarsi delle campane per la raccolta differenziata del vetro allo scopo di sensibilizzare i cittadini che il vetro è una risorsa preziosa piuttosto che un rifiuto. Noi aggiungiamo che le campane dovrebbero essere scorporate da quello che è il sito tradizionale per la raccolta dei rifiuti in generale; siccome il vetro non emette odori, le campane per la sua raccolta dovrebbero essere poste in spazi individuati tra i più frequentati delle strade di Roma e rese belle, attraverso la realizzazione sulle loro superfici di gradevoli opere di arte pittorica urbana. Prendersi cura delle campane per la raccolta differenziata del vetro togliendo loro l’anonimato e facendole diventare delle piccole opere d’arte, è senza dubbio uno stimolo per il cittadino a farne sempre più un uso corretto, ma assoluto.

Ci soffermiamo sull’avverbio nuovamente per ricordare che già negli anni passati, e sul progetto “FotografiaErrante” ne potete trovare ampie notizie, in alcuni quartieri di Roma già erano state realizzate opere sulle campane per la raccolta differenziata del vetro, in particolare a Torpignattara, Centocelle, e in via Gregorio VII.

E quest’anno l’intervento di sensibilizzazione della cittadinanza romana è stato fatto promuovendo la realizzazione di 34 opere su altrettante campane che ruotano tutte intorno alla Divina Commedia settore “Inferno“. In omaggio a Dante Alighieri nel settimo centenario della sua morte, ogni pezzo si riferisce a un canto dei 34 in cui è suddivisa l’opera.

L’ubicazione geografica del Progetto GAU Dante 2021 coinvolge ben due quartieri di Roma, L’Aurelio e Primavalle. Tutto ha inizio a Piazza Irnerio; da qui si parte, superando l’Acheronte in compagnia di Dante e Virgilio, per il nostro fantastico viaggio attraverso i nove cerchi dell’Inferno, e dopo un viaggio di almeno tre chilometri, vi si ritorna (a piazza Irnerio) dove incontriamo Lucifero incastrato nell’abisso più profondo. Lucifero è conficcato al centro del nostro pianeta, ed emerge con il busto da un lago ghiacciato; nelle sue tre bocche sono maciullati i peggiori peccatori (i traditori): Giuda, che tradì Cristo, e Bruto e Cassio che, uccidendo Cesare, tradirono l’Impero. Lungo le sue gambe si apre una galleria (la «natural burella») che, percorrendola, ci permetterà di riverder finalmente le stelle.

Il viaggio inizia da Piazza Irnerio, percorrendo via di Boccea, tagliando a destra per via Domenico Tardini ed imboccando via della Pineta Sacchetti, si giunge a via del Forte Braschi. Da li scendiamo a via Mattia Battistini e lo percorriamo fino alla fine, dove imboccato nel senso opposto via di Boccea ce ne torniamo a piazza Irnerio.

Iniziamo quindi il nostro viaggio fotografico. La prima campana, quella che tratta il primo canto dell’inferno, se ne sta isolata, come piace a noi, sul marciapiede della piazza, proprio all’imbocco di via di Boccea. La posizione è quella ideale; passano tutti di qua, è un continuo andirivieni di gente. Tutti notano qualcosa di strano, guardano, si fermano, realizzano. Ed ecco spunta il cellulare, ecco che si fanno commenti. A quanto pare se continua così, lo scopo è stato raggiunto.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

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E ora lo scatto della tizia che fotografa il pezzo mentre passa una tizia!

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi

Lapalissiano, il pezzo non sfugge a nessuno!

Una certa eleganza guascona non fa mai male.

Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno,
là onde ’nvidia prima dipartilla

Intanto vediamoci la campana da tutte le angolazioni.

che tu mi meni là dov’or dicesti,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti

Disinvolta nonchalance, con pizzico di rassegnazione.

tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ’l sol tace

Quando vivi in una città dalle mille provocazioni e non la vivi.

Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia?

Si è fatto tardi, è ora di andare; mi stanno aspettando.

“A te convien tenere altro vïaggio”,
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
“se vuo’ campar d’esto loco selvaggio

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