A zonzo con Dante e Virgilio – 11

Ricordate, Dante e Virgilio erano giunti al bordo del sesto cerchio; volevano superarlo ed entrare nel settimo ma avevano dovuto ritrarsi per lo spaventoso fetore che ne giungeva. L’idea di Virgilio era quella di allontanarsi dall’argine e cercare di abituare pian piano il naso a quell’odore nauseabondo. Ma come vedremo la sosta durerà tutto il canto e Virgilio ne approfitterà per fare una toponomastica dettagliata dei tre cerchi del profondo Inferno.

e quivi, per l’orribile soperchio 
del puzzo che ’l profondo abisso gitta, 

ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio

Premesso che in tutti e tre i cerchi infimi sono occupati dai violenti in genere; a seconda di quale sia poi stato il bersaglio della violenza, ovvero il prossimo, se stessi, Dio, questi sono distribuiti nei tre cerchi; il più basso, il nono, vedremo poi chi conterrà veramente.

«Figliuol mio, dentro da cotesti sassi», 
cominciò poi a dir, «son tre cerchietti 
di grado in grado, come que’ che lassi.

Inutile elencare, come fa Virgilio in questo 11° canto, tutti i peccatori che incontreremo; li vedremo e li citeremo a momento debito.

Tutti son pien di spirti maladetti; 
ma perché poi ti basti pur la vista, 
intendi come e perché son costretti.  

Per intrattenerci a riflettere sull’undicesimo canto è stato mobilitato un artista misterioso, un poeta, un poeta anonimo di strada che risponde al nome di “Er Pinto“. Dopo aver affrescato la campana con colori dalle tonalità calde, proprie del luogo di cui si narra, vi ha scritto una poesia, ma questa la vedremo appresso. Ora un piccolo report sulla realizzazione del pezzo.

Seguiamo Er Pinto nel compimento dell’opera mentre il mondo gli gira intorno.

Scusame Mae’ te do der tu
Ma dà der voi, quaggiù, nun s’usa più.
Ogni vorta che li uso pe’ pagammece er caffè
Penso alla reazione che c’avresti avuto te.
De tanti cerchi brutti dell’Inferno
Sei annato a capità dentro ar peggiore
E te che resterai divino e eterno
Chissà co’ quale sdegno e che stupore
Avrai accettato de rimane’ Poeta
Ner cerchio dei du’ euro de moneta

Er Pinto

La poesia si apre con due rime baciate, poi due rime alternate e si chiude con una nuova rima baciata dove sono accostati il poeta e la moneta.

Er Pinto si rivolge a Dante (Maé) e, con un paio di similitudini e in pentametri sporchi, gli fa notare che lui, destinato ad assurgere in Paradiso dove l’aspetta l’amata Beatrice, è stato costretto dagli uomini ad essere imprigionato nel girone della moneta dei 2€. Ottima intuizione e ottimo lavoro!

incontro ravvicinato

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