A zonzo con Dante e Virgilio – 29

Nel penultimo canto dell’Inferno c’è tanta carne al fuoco; qui sono puniti i traditori della patria e i traditori degli ospiti.

Il maestro Gojo cui è toccata questa campana vi ha realizzato supra due stemmi di altrettante famiglie qui narrate. La prima, quella del Conte Ugolino, pisano accusato di aver tradito la città cedendo alcuni castelli Pisani a Firenze e Lucca, è quella dei De Gherardesca; la seconda quella degli Ubaldini. Qui nel nono cerchio dell’Inferno Ugolino (della Gherardesca) è intento ad addentare bestialmente il cranio del compagno di pena Ruggieri degli Ubaldini, che in vita lo raggirò e lo attirò in una trappola facendolo catturare. Tutti conoscono poi la fine misera che fece Ugolino insieme ai suoi piccoli figli.

La bocca sollevò dal fiero pasto 
quel peccator, forbendola a’capelli 
del capo ch’elli avea di retro guasto

il lato marciapiede della campana

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Come tutti sanno il Conte Ugolino, riconosciuto colpevole di aver tradito Pisa, venne rinchiuso insieme ai figli nella torre ora detta della fame; ne furono murati gli accessi e loro morirono lentamente d’inedia. Non è vero però che lui sopravvisse per un po’ cibandosi delle membra dei cadaveri dei figli.

Quivi morì; e come tu mi vedi, 
vid’io cascar li tre ad uno ad uno 
tra ’l quinto dì e ’l sesto; ond’io mi diedi,

e due dì li chiamai, poi che fur morti. 
Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno

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l’ambiente espositivo

Intanto il mondo ruota intorno alla campana.

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