L’ultimo appuntamento di questa nostra lunga passeggiata con Dante e Virgilio attraverso l’Inferno, lo abbiamo con Gojo, uno degli street artist più significativi del vasto orizzonte romano. Conoscere la sua arte e le sue capacità di associare la sua vis pittorica di strada alla storia nebulosa delle origini di Roma, non è difficile; basta digitare il suo nome nella ricerca “artisti” del progetto “FotografiaErrante” per fare la conoscenza delle divinità etrusche (Roma Nord) e latine (Roma Sud) che popolavano ogni ruscello (marrana) ogni pascolo, ogni sorgente, per diradare tutte le nebbie.
A lui è toccato artisticamente arrivare nel fondo più profondo del nono cerchio; e lui lo ha fatto presentando, per immagini, tre momenti topici del canto: Lucifero che si ciba di uomini, Dante e Virgilio aggrappati al pelo di Lucifero e finalmente i due che escono dalla “natural burella” e riescono finalmente a riveder le stelle.

«Ecco Dite», dicendo, «ed ecco il loco
ove convien che di fortezza t’armi».
Ecco alcuni scatti presi il giorno che Gojo si dedicò a realizzare il suo pezzo sulla campana.
la sua maglietta, una vera e propria tavolozza
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E ora una perla; abbiamo immortalato Gojo che, con maestria, realizzata i profili di Dante e Virgilio che passando per la natural burella escono a riveder le stelle.
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Vediamo ora la campana nella sua totalità. Gojo ha terminato il suo lavoro artistico.
Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand’io vidi tre facce a la sua testa!
L’una dinanzi, e quella era vermiglia;
l’altr’eran due, che s’aggiugnieno a questa
sovresso ’l mezzo di ciascuna spalla,
e sé giugnieno al loco de la cresta:

“Lucifero maciulla in ognuna delle sue tre bocche un peccatore, provocando loro enorme sofferenza. Il dannato al centro non viene solo dilaniato dai denti del mostro, ma la sua schiena è graffiata dagli artigli e ne viene totalmente spellata. Virgilio spiega che il peccatore al centro è Giuda Iscariota, che ha la testa dentro la bocca e fa pendere le gambe di fuori; degli altri due, che hanno invece il capo rivolto verso il basso, quello che pende dalla faccia nera è Bruto, che si contorce e non dice nulla, mentre l’altro è Cassio, che sembra così robusto.”

Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.

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