Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /646

Visto che, nel mondo dell’arte ipercontemporanea, qualcosa finalmente si muove, questa sera ci proviamo anche noi. E lo facciamo ricollegandoci a momenti tragici che hanno attraversato la vita di ognuno di noi; poi piano piano approcceremo le problematiche contemporanee, dalle guerre alla violenza di genere; eh sì, perché l’arte in genere, ma quella di strada in particolare, che vive in mezzo a noi, non è mai refrattaria a quello che ci succede intorno; l’artista evidenzia, anzi spesso anticipa gli eventi; l’artista ha il dono, che non è di tutti, di vedere su una lunghezza d’onda particolare ciò che accade, ha il fiuto particolare per sentire ciò che accadrà. Ecco, a noi piace accompagnare gli artisti ipercontemporanei, documentare le loro gesta e dare un piccolissimo contributo alla diffusione della cultura.

Il pezzo che presentiamo oggi, due amanti che comunicano ormai solamente attraverso delle maschere antigas, ha una certa età, per la precisione più di tre anni, era il 2 aprile del 2020; apparve in esplosa pandemia covid19 e nel pieno dei divieti di ogni genere; stavamo tutti chiusi in casa e si poteva uscire solo per motivi acclamati di necessità impellenti; ricordate? Quando uscivamo di casa dovevamo portare con noi una dichiarazione scritta e autografata specificando i motivi che ci avevano spinto ad uscire. Si viveva perennemente con la mascherina attaccata alla bocca; in particolare frequentare i parchi era vietatissimo.

Ebbene, un mattino la voce del web ci comunicò che al Parco romano degli Acquedotti era apparso un pezzo di Hogre che, orrore orrore, era stato realizzato addirittura sulle sacre vestigia della romanità, su un manufatto reperto archeologico. I benpensanti si scagliarono con una rabbia inaudita contro l’artista che aveva osato violare la storia. Ovviamente, ignari o volutamente ignoranti, non avevano considerato che il pezzo era stato realizzato esclusivamente su un parete di mattoni e cemento modernissimi che era stato posizionata posticciamente per chiudere un’apertura al fine di impedire che l’interno del manufatto fosse trasformato in luogo di bivacco.

Noi non ci facemmo fuorviare da beghe di osteria e organizzammo una sortita illegale che ci mise in condizione di passare alcuni minuti al cospetto dell’opera. Per tale motivo siamo tra i pochi, se non gli unici, che hanno documentato questo spettacolare pezzo di Hogre poi repentinamente rimosso, diciamo, dalla “buoncostume“.

Cogliamo il pezzo da lontano, dal bordo del parco, pensando che fosse il solo scatto possibile. Non c’era anima viva e la nostra presenza avrebbe potuto richiamare l’attenzione di qualche sorvegliante.

In un silenzio spettrale ci facciamo coraggio e avanziamo.

Non ci sta anima viva; ancora qualche passo……

Ormai non abbiamo più freni, il timore di essere visti è scomparso del tutto; ci siamo ecco il pezzo in primo piano!

Fatto! Ora cerchiamo di uscire il più rapidamente possibile dal parco, e magari senza essere visti; ma è più forte di noi, un ultimo sguardo lo dobbiamo dare….

E dall’era covid è tutto!

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